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E’ bello riavere Berlusconi in tutto il suo splendore. Se non gli daranno le elezioni, neanche fossero delle televisioni che stranamente ancora non gli appartegono, elezioni che lui è convinto di vincere perchè stavolta non ci sarà alcun Pisanu a sbarrargli la strada, porterà milioni a Roma. Non qualche migliaia di seguaci compresi i cani della Brambilla ma milioni.
L’idea delle legioni sansepolcriste che viaggiano verso la Città Eterna per farvi bivacco è vecchia ma torna sempre fuori perchè forse si tratta di un riflesso pavloviano. Dici Roma e lui pensa a Piazza Venezia. Basta dire elezioni e lui pensa ad una prova di forza. Basta dire torniamo al potere e Fini si dimentica delle battute da caserma sulla sua nuova compagna, smette di fare l’offeso, si rimette il fez ed è pronto di nuovo a marciare. Sicuramente scherzava.

Nella giornata della memoria, non suoni come una mancanza di rispetto verso le vittime, ma parlando di fascismo e suoi rigurgiti, vi ripropongo le immagini che non avete mai visto in tv perchè censurate dal volonteroso carnefice della libertà d’informazione Clemente Mimun ai tempi della sua militanza nel forte TG1 a difesa del padrone delle ferriere.
Berlusconi dà spettacolo stile Chiacchiere e Distintivo al Parlamento europeo parlando di kapò e turisti della democrazia. Tutto narrato nel film di Enrico Deaglio “Quando c’era Silvio”.

Deaglio è anche colui che ha raccontato in “Uccidete la democrazia”, la notte dei misteri delle ultime elezioni politiche, quando i grafici degli andamenti dei voti violarono tutte le leggi della logica e della statistica. Berlusconi, come la gallina che ha appena fatto l’uovo, accusò la sinistra di brogli, i partiti della sinistra denunciarono a gran voce “ci stanno fregando” e poi tornarono a dormire tranquilli, lasciando il prode Prodi nella merda di una maggioranza per caso.

Cosa è successo veramente, perchè qualcosa di strano è successo, altrimenti dove sono finite le schede bianche sparite nel nulla e perchè certi risultati definitivi non furono mai resi noti, non si saprà mai.
La cosa strana è che l’Unione uscita vincitrice per il rotto della cuffia ha governato per venti mesi come in ostaggio di Berlusconi e in preda alla Sindrome di Stoccolma. Nessuna legge che sia andata ad intaccare le leggi vergogna varate dal centrodestra. Nessun disturbo al manovratore che continuerà in tutti questi mesi a rivendicare un furto elettorale che stranamente ha danneggiato solo i presunti ladri. Nessuna legge sul conflitto di interessi, nessuna legge sull’informazione. E come avrebbero potuto con una maggioranza risicata? Appunto.

Un mite e passivo Veltroni, poco prima del funerale del governo Prodi, venuto a mancare all’affetto dei suoi alleati dopo lunga malattia, propone un patto definitivo con Berlusconi. Unconditionally surrender.
Perchè bisogna essere di sinistra maanche di destra e non possiamo lasciare Berlusconi al centrodestra.
“Così muore la democrazia”, dice la regina Padme Amidala nell’ultimo episodio di “Guerre Stellari”. Lo ha capito un personaggio da film e non lo capisce Veltroni.

Nonostante non sia stata fatta chiarezza sulle ultime elezioni politiche e i presunti brogli, attenti alle prossime, se le vogliono così tanto. Attenti se qualcuno proporrà di estendere il voto elettronico e le macchinette della Diebold che tanto hanno aiutato Bush in Florida nel 2000 e in Ohio nel 2004.
Non che pensi che gli italiani non rivoteranno Berlusconi in massa, è uno che ha più devoti di Padre Pio e si farà venire pure le stigmate questa volta per convincerli a rimetterlo sullo scranno del potere.
Però stiamoci accorti lo stesso. Ormai i paesi nei quali si svolgono elezioni regolari si contano sulle dita di una mano, è una semplice constatazione.

Nota a margine. Quelle di Deaglio saranno state accuse infondate, notizie false e tendenziose come ha stabilito un’inchiesta penale ma intanto “Diario”, sicuramente per altri motivi, è stato costretto a chiudere. Una pura coincidenza.

Intanto, pregustando il grande ritorno del grande comunicatore, godiamoci questa sua performance. Per non dimenticare.

http://www.youtube.com/v/v-uVN-2bbwM&rel=1

E qui, per soffrire fino in fondo, la seconda parte.

http://www.youtube.com/v/iIEQcfhAov4&rel=1


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E’ bello riavere Berlusconi in tutto il suo splendore. Se non gli daranno le elezioni, neanche fossero delle televisioni che stranamente ancora non gli appartegono, elezioni che lui è convinto di vincere perchè stavolta non ci sarà alcun Pisanu a sbarrargli la strada, porterà milioni a Roma. Non qualche migliaia di seguaci compresi i cani della Brambilla ma milioni.
L’idea delle legioni sansepolcriste che viaggiano verso la Città Eterna per farvi bivacco è vecchia ma torna sempre fuori perchè forse si tratta di un riflesso pavloviano. Dici Roma e lui pensa a Piazza Venezia. Basta dire elezioni e lui pensa ad una prova di forza. Basta dire torniamo al potere e Fini si dimentica delle battute da caserma sulla sua nuova compagna, smette di fare l’offeso, si rimette il fez ed è pronto di nuovo a marciare. Sicuramente scherzava.

Nella giornata della memoria, non suoni come una mancanza di rispetto verso le vittime, ma parlando di fascismo e suoi rigurgiti, vi ripropongo le immagini che non avete mai visto in tv perchè censurate dal volonteroso carnefice della libertà d’informazione Clemente Mimun ai tempi della sua militanza nel forte TG1 a difesa del padrone delle ferriere.
Berlusconi dà spettacolo stile Chiacchiere e Distintivo al Parlamento europeo parlando di kapò e turisti della democrazia. Tutto narrato nel film di Enrico Deaglio “Quando c’era Silvio”.

Deaglio è anche colui che ha raccontato in “Uccidete la democrazia”, la notte dei misteri delle ultime elezioni politiche, quando i grafici degli andamenti dei voti violarono tutte le leggi della logica e della statistica. Berlusconi, come la gallina che ha appena fatto l’uovo, accusò la sinistra di brogli, i partiti della sinistra denunciarono a gran voce “ci stanno fregando” e poi tornarono a dormire tranquilli, lasciando il prode Prodi nella merda di una maggioranza per caso.

Cosa è successo veramente, perchè qualcosa di strano è successo, altrimenti dove sono finite le schede bianche sparite nel nulla e perchè certi risultati definitivi non furono mai resi noti, non si saprà mai.
La cosa strana è che l’Unione uscita vincitrice per il rotto della cuffia ha governato per venti mesi come in ostaggio di Berlusconi e in preda alla Sindrome di Stoccolma. Nessuna legge che sia andata ad intaccare le leggi vergogna varate dal centrodestra. Nessun disturbo al manovratore che continuerà in tutti questi mesi a rivendicare un furto elettorale che stranamente ha danneggiato solo i presunti ladri. Nessuna legge sul conflitto di interessi, nessuna legge sull’informazione. E come avrebbero potuto con una maggioranza risicata? Appunto.

Un mite e passivo Veltroni, poco prima del funerale del governo Prodi, venuto a mancare all’affetto dei suoi alleati dopo lunga malattia, propone un patto definitivo con Berlusconi. Unconditionally surrender.
Perchè bisogna essere di sinistra maanche di destra e non possiamo lasciare Berlusconi al centrodestra.
“Così muore la democrazia”, dice la regina Padme Amidala nell’ultimo episodio di “Guerre Stellari”. Lo ha capito un personaggio da film e non lo capisce Veltroni.

Nonostante non sia stata fatta chiarezza sulle ultime elezioni politiche e i presunti brogli, attenti alle prossime, se le vogliono così tanto. Attenti se qualcuno proporrà di estendere il voto elettronico e le macchinette della Diebold che tanto hanno aiutato Bush in Florida nel 2000 e in Ohio nel 2004.
Non che pensi che gli italiani non rivoteranno Berlusconi in massa, è uno che ha più devoti di Padre Pio e si farà venire pure le stigmate questa volta per convincerli a rimetterlo sullo scranno del potere.
Però stiamoci accorti lo stesso. Ormai i paesi nei quali si svolgono elezioni regolari si contano sulle dita di una mano, è una semplice constatazione.

Nota a margine. Quelle di Deaglio saranno state accuse infondate, notizie false e tendenziose come ha stabilito un’inchiesta penale ma intanto “Diario”, sicuramente per altri motivi, è stato costretto a chiudere. Una pura coincidenza.

Intanto, pregustando il grande ritorno del grande comunicatore, godiamoci questa sua performance. Per non dimenticare.

E qui, per soffrire fino in fondo, la seconda parte.


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Enrico Deaglio, noto anche come En Rico De Aglio, nasce a Torino nel 1947, ahimè in ritardo per beccare i brogli del referendum costituzionale e troppo giovane per quelli del 1948, dei quali parlano però solo gli storici americani.

Forse sarà l’essere nato nella città dei misteri e del satanismo, ma fin da bambino Enrico è affetto da uno strano dualismo, ed è perseguitato dal suo doppio.
Ad esempio il sogno di Enrico 1, detto anche En, è fare il giornalista d’inchiesta e il direttore di giornale ma Enrico 2, alias Rico, si laurea in medicina.
Per fortuna Enrico riesce comunque ad essere convincente in entrambi i ruoli. Magari qualche volta si confonde e chiede ai suoi assistenti di “reimpaginare il paziente” e ai redattori di “rianimare l’articolo” con 0,5 di atropina, ma non importa.

Ha scritto libri di successo, come “La banalità del bene” (quella del male era già impegnata) su temi importanti come le persecuzioni razziali, ma inspiegabilmente anche due testi di geografia per le scuole per l’editore Zanichelli, forse opera di Rico. Pare infatti che il doppio sia appassionato dei documentari di “National Geographic”.
E’ autore di numerose inchieste e ha condotto la trasmissione “Milano Italia” per la RAI, per la quale vi fu una lunga battaglia sul titolo con gli autori perché il titolo originario era “Rogoredo Italia” ma Rico aveva difficoltà a pronunciare la parola Italia.

Nonostante abbia diretto il giornale “Lotta Continua” non è mai approdato a Forza Italia anzi, la vista di Berlusconi è l’unica che riesce a mettere d’accordo le due personalità provocando oltremodo in Enrico uno strano fenomeno. Mentre altri giornalisti cadono improvvisamente in ginocchio, lui prova una voglia irrefrenabile di farci un film. Finora ne ha realizzati due: “Quando c’era Silvio” e “Uccidete la democrazia”, le altre volte i collaboratori sono riusciti a calmarlo prima.

Sul tema dei complotti il dualismo è più forte che mai. L’Enrico pubblico è pronto a giurare che le ultime elezioni italiane sono state taroccate ma di fronte al buco nel Pentagono il suo doppio non ha dubbi, ha ragione quel giornaletto di bricolage, la versione americana di “Sistema Pratico”, è stato un aereo con le ali e tutto.

Di notte i vicini sentono Enrico litigare con “l’altro”.
Ieri sera l’alterco si è fatto particolarmente violento:
“Non ti sopporto più, dillo che hai votato Berlusconi!”
“Le tue inchieste sono delle boiate pazzesche!”
“Servo della CIA!”
“Eizenstein dei miei stivali”… e così fino a mattina.

Su, riproviamo con l’esorcismo, ripetete con me: “Aglio Travaglio, Deaglio ca nun quaglia, corne e bicorne, cap’alice e capa d’aglio…

Non si trova una copia di Diario con “Uccidete la democrazia”, l’ormai famoso film-documentario sui presunti brogli elettorali delle elezioni politiche di aprile, già tutto esaurito ad un giorno dall’uscita.
Io attendo la ristampa oppure lo vedrò per altre vie (le mulattiere del Signore sono infinite).

Intanto si stanno scatenando ovunque sui blog e sui forum gli avvocati difensori del centrodestra, tirato in ballo implicitamente dal film di Deaglio, con la loro vasta gamma di difensori d’ufficio, azzeccagarbugli, finte giuliebuongiorno e simil-avvocatitaormini, tutti armati del loro affiliato Rasoio di Occam d’ordinanza che dovrebbe dimostrare l’infondatezza delle accuse al centrodestra perchè per loro, per definizione, i brogli li ha sempre fatti la sinistra.
E’ noto infatti che fin dal dopoguerra la sinistra ha fatto di tutto, perfino dei brogli elettorali, per non dover mai giungere al governo.

Può darsi che tutto questo polverone, una volta dissipatosi, non riveli nulla di strano ed irregolare nel risultato elettorale ma devono spiegarmi una cosa sola.
Cos’avevano da litigare quella notte Pisanu e Berlusconi, con gli stracci che volavano fino in strada?

Il primo rasoio alza il pelo, il secondo lo taglia e il terzo sfugge di mano ad Occam che disgraziatamente si taglia la gola.

Cosa c’entrano i bambini di “fozza itaia” con Diario e il debunking? Andiamo per ordine.

Non so quanti di voi se lo ricorderanno ma nel 1993 comparvero sui muri e sulle fiancate degli autobus nelle grandi città italiane questi manifesti con dei marmocchi che smorfieggiavano in vari modi ed erano corredati dalla scritta “fozza, itaia.”
Allora ci si chiese che tipo di prodotto stessero pubblicizzando ma la nostra curiosità rimase inappagata.

Apro una breve parentesi. Esiste un tipo di campagna pubblicitaria, chiamata teaser che crea l’aspettativa nei confronti di un nuovo prodotto. Si realizza un manifesto o uno spot televisivo dove il prodotto non viene presentato lui pirsonalmente di pirsona ma in qualche modo si stimola la curiosità dello spettatore verso qualcosa che sta per arrivare. Dopo un certo tempo si presenta la versione finale dello spot o del manifesto con il prodotto bene in vista. In teoria a quel punto, orde di consumatori bramosi di possedere il prodotto dovrebbero precipitarsi ad affollare i negozi che lo vendono. Per fare un esempio, la Playstation 2, che veniva presentata con un inquietante spot dove campeggiava solo la scritta P2 fu oggetto di una campagna teaser, se vi ricordate.

Torniamo ai nostri impuberi dall’eloquio ancora incerto e al 1993. Non si seppe mai quindi che tipo di prodotto dovessero promuovere anche se, per la solita mania del cervello umano di fare libere associazioni, quando nel 1994 nacque un nuovo partito politico chiamato, per combinazione, “Forza Italia” molti si ricordarono dei manifesti e dissero “Ah, ecco cos’era!”
E poteva anche esserci un legame, visto che del lancio del nuovo partito si occupava Pubblitalia, un’agenzia pubblicitaria che poteva benissimo aver utilizzato il tipo di campagna teaser che ho poco fa descritto.

Del resto cosa ci sarebbe stato di male, a parte l’uso un po’ disinvolto di poveri innocenti per scopi politici?
Ma anche questo non era una novità, dato che la Democrazia Cristiana, per le amministrative del 1952 aveva utilizzato una immagine molto simile. Un bimbo ignudo che però pronuncia molto meglio dei suoi tartaglianti discendenti un bel “Forza Italia!”.
Fatto sta che la questione dei manifesti ignoti del ’93 cadde nel dimenticatoio e nessuno più ne parlò.

Tempo fa, mettendo ordine tra vecchi appunti universitari ho ritrovato quelli di una lezione di Sociologia della Comunicazione dedicata a “fozza itaia”. Sono andata a cercare se nel frattempo in rete fosse emerso del nuovo materiale a riguardo ed ecco che trovo un articolo di “Diario” del 27 agosto 2004 dove si dice che in realtà non c’è nessun mistero attorno a quella famosa campagna che ha dato adito non si sa perchè ad una vera e propria leggenda metropolitana. Non c’è nessun legame con Berlusconi.
In pratica si accusa chi ha fatto quella famosa e banale associazione mentale tra “fozza itaia” e “forza italia” di essere paranoico.

A riprova, viene intervistato un copywriter dell’Agenzia pubblicitaria Testa che rivela che gli imprenditori delle affissioni avevano loro commissionato una campagna per incoraggiare l’utilizzo del manifesto in pubblicità. Praticamente era una sorta di “poster promuovi te stesso”.
Quando uscirono qualche mese dopo i manifesti di Forza Italia pensai, dice il copywriter, che io e i pubblicitari di Berlusconi avevamo fatto per coincidenza lo stesso ragionamento. Excusatio non petita.
L’articolo termina con una sonora bacchettata preventiva ai paranoici, con l’affermazione che nonostante queste rivelazioni di Diario ci sarà purtroppo gente che continuerà a vedere l’ombra di Berlusconi dietro ai bimbi balbettanti.

Mi meraviglia quest’opera di debunking, ovvero di smontaggio sistematico di teorie non gradite con tanto di “opinione dell’esperto” portata come prova, perché mi sfugge la necessità dell’operazione.
Intanto ben pochi si ricordano di “fozza itaia” e poi è così grave pensare che Berlusconi, tra i tanti manifesti che ha pagato nella sua vita abbia pagato anche quelli degli impuberi e che i suoi pubblicitari potrebbero essersi ispirati al manifesto democristiano degli anni ’50?

Lo so, oggi in tempi di razionalismo sfrenato non è più tanto di moda ipotizzarlo, ma se si fosse trattato di premonizione da parte del copywriter dell’Agenzia Testa?
Un pubblicitario crea una campagna per le imprese di affissioni prevedendo mesi prima la nascita di un nuovo partito politico. Pensa, ne aveva indovinato persino il nome, seppure storpiandolo. Come quello scrittore che nel 1898 aveva scritto un libro su un transatlantico chiamato Titan che affondava durante il viaggio inaugurale centrando in pieno un iceberg.

In realtà il debunking è il nuovo corso di Diario. Infatti ora sappiamo che, cassetta degli attrezzi in spalla e “Popular Mechanics” in tasca, il direttore si dedica anima e corpo allo smontaggio delle teorie malsane sull’11 settembre. E lì si che gli toccherà fare gli straordinari. Deaglio fravaglio, fattura cà nun quaglia, corne e bicorne, cap’alice e capa d’aglio.

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