You are currently browsing the category archive for the ‘vittorio feltri’ category.
Nel sistema silviocentrico Vittorio Feltri è un satellite che, se dovesse esplodere il pianeta Silvio colpito dalla Morte Nera, si perderebbe miseramente nello spazio assieme alle sue perfidie a mezzo stampa. Bisogna capirlo quindi se si butta a corpo morto a difendere l’indifendibile gettando merda a palate su quelli che considera gli avversari da colpire. Silvio vuole i suoi cento scalpi al giorno e Vittorio glieli fornisce ancora belli sanguinanti.
“Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione. Le donne, da questo punto di vista, sono notevolmente più sensibili.”
Il redivivo Sgarbi – nomen omen – già in passato star dell’one man show di killeraggio politico “Scalpi quotidiani”, in onda sull’ammiraglia del nano, si è incaricato del duro compito di far sapere al mondo intero e magari alla galassia circostante che la compagna di Fini era una che “lo andava a trovare a casa”. E siccome bisogna farlo capire proprio bene di che pasta è la traviata che ha traviato Fini aggiunge, nell’intervista rilasciata al compiacente “Corriere”, che anche La Russa la frequentava, tanto per restare in famiglia AN, con il Benito Maria che non nega né conferma.
Che uomini! Soprattutto che gentiluomini!
Non solo arrivista, assetata di denaro e campionessa del free-climbing sociale assieme al parentado ma, suggeriscono questi veri cavalieri, con la chiappa facile di ordinanza. Ovviamente tutto serve a far intendere che la ribellione del congiurato è dovuta solo agli effetti collaterali dell’innamoramento, per non dirla in maniera più volgare. Con una rasoiata sola se ne colpiscono due: Zozza Mary e pazzo Gary.
Orbene, se questi uomini onesti, questi uomini probi che fanno le pulci agli altri si accompagnassero abitualmente con figlie di Maria giunte vergini al matrimonio e pronte a sacrificare la vita per difendere la virtù, capirei.
Ma il colmo, quello che rende la loro faccia ancor peggio del culo, è che presentano al pubblico ludibrio la presunta immoralità degli altri mentre sono dei consumatori compulsivi di donnine a pagamento. Lavorano per uno che normalmente arruola una quarantina di sgallettate per allietare le feste in casa e si porta le escort a due per volta nel letto e vogliono far credere al popolaccio che le puttane sono le mogli degli altri.
E’ tipico dell’uomo di potere con il debole per la donna da saloon, per l’attricetta vistosa e arrivista, Peron docet, demolire l’avversario politico a colpi di donna. Anzi di puttana, l’unico tipo di donna che sembra popolare il suo mondo. L’unica della quale crede di poter comperare il silenzio, nel senso di azzittirne anche le opinioni, pagandola o ricompensandola in vario modo con regali e regalini.
Il vero uomo di potere non si fa sopraffare dalla donna. L’avversario politico da demolire di solito lo ha fatto.
Quel gran pezzo del Silvio, da par suo, è pronto a giurare che l’Elisabetta voleva venire a Palazzo Grazioli a fare la ola ma, respintane, ha fatto come la strega cattiva della fiaba, ha giurato di vendicarsi.
Quanto odio misogino affligge questi presunti amatori di donne, tutte trattate come le pupe del gangster.
Usano i diminutivi coccolosi: Evita, Claretta. Le portano fin sugli altari del potere, le fanno diventare pure, sante ed immacolate, magari ministre o presidentesse ma solo per far vedere quanto sono buoni. Se però la prescelta si ribella o esce solo per un attimo dallo schema “succhia e taci” ecco giungere il rinfaccio dell’averla raccattata per strada, il fatidico “zitta, troia”. Ricordate il “Velina ingrata” inciso con il pennino sulla candida pelle di Veronica Lario, con tanto di vecchia foto tette-al-vento sbattuta in prima pagina sul “Giornalaccio”, ai tempi del divorzio annunciato?
Sono pronta a scommettere qualsiasi cifra che se, per pura lontanissima ipotesi, la Carfagna e la Gelmini si rivoltassero al ciarlatano potremmo finalmente sapere cosa si dicevano per telefono tempo fa a proposito del loro principale. In barba al divieto di pubblicare le intercettazioni ed in spregio alla privacy. In prima pagina sul “Giornale” a puntate e, con la prima uscita, il CD della versione integrale uncut in regalo.
Si potrebbe definire “invidia del cuore”, perchè chi scrive certe cose il cuore non ce l’ha sicuramente. Nemmeno quella cosa da mammolette cristiane che è la pietas.
Medico volontario. Capisco che sia un concetto difficile da capire per chi è abituato ai primari con tariffe da escort. “Dottore, ho male qui”. Una palpatina sotto l’ultima costola, 500 euro.
C’è da stare tranquilli con questi. Con i compagni di rotative con i ministri degli esteri che distinguono tra italiani rapiti e italiani rapiti che però facevano politica e che quindi possono fottersi.
Sono sempre gli stessi e purtroppo si ripetono perchè al di fuori del disprezzo per il diverso da sé, ovvero per chi non è stato ammesso alla corte degli eunuchi imperiali, non conoscono altri sentimenti.
Sono quelli con il pirla sempre in bocca da riservare a chi non condivide la loro scala di valori con al primo posto il completo di lana inglese e la cravatta di Marinella regalata dal padrone. Di trentadue che lui ne aveva e non sapeva che farsene.
Sono quelli del succo di pomodoro alla Diaz. Quelli che Carlo Giuliani era un peso per i suoi famigliari e se è morto è stata per loro una liberazione. Quelli che Enzo Baldoni era un pirla (ancora, dev’essere un’ossessione) perchè faceva vacanze intelligenti in zona di guerra. Un nostro connazionale il cui corpo non è mai stato trovato, tra parentesi, perchè nessuno lo ha voluto cercare. Un altro che faceva politica, come direbbe ora Frattini.
Rettifico il titolo pasoliniano. Qui non ci sono giornalini ma solo giornalacci.
“Egregio direttore, per festività ‘serene’ senza ossessioni e allucinazioni.
Firmato: Gianfranco Fini“.
“Ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. E lui ultimamente ha fatto parecchio uso di ‘rosso’, e non gli ha fatto bene.” Vittorio Feltri
Questo scambio di battute tra il Presidente della Camera e un noto giornalista immagine, scaturito a seguito della continua campagna di stampa denigratoria contro Fini portata avanti dal “Giornale”, è come uno sprazzo di luce in queste giornate gelide e nevose, perchè dimostra ormai inconfutabilmente l’esistenza di due destre in Italia. Una ancora acerba ma che impara presto e macina esami su esami per laurearsi destra veramente liberale e democratica e quell’altra, una cosa molliccia, marrone e maleodorante che si identifica nella compagine governativa guidata dal nanocontuso.
Chissà, forse la celebre frase di Indro Montanelli
“Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello.”
riferita a Berlusconi ed alla sua accozzaglia di vario fascistume assortito per opportunismo potrà essere un giorno smentita.
Addirittura, una destra finalmente guarita dall’infezione berlusconiana e guidata da questo Fini, potrebbe raggiungere livelli di consenso ancora maggiori di quelli che raccoglie ora. E’ questo che infiamma le emorroidi dei papiminkia e preoccupa gli inetti piddini grigi: la consapevolezza che esisterà una destra senza Berlusconi. Che morto un papi se ne farà un altro, speriamo trovandolo tra le persone ragionevoli e non tra gli avventurieri egocentrici a tendenza tirannica.
La destra molliccia non ha ancora recepito l’esistenza dell’altra destra presentabile e ragionevole, capace di distinguere, tanto per dirne una, tra difesa del territorio e razzismo becero, tra Patria e diritto di asilo e cittadinanza per gli stranieri che scelgono di vivere nel nostro paese.
Il fascioberlusconismo che si crede insostituibile ed eterno scambia la destra liberale per sinistra. Come accusavano Montanelli di essere divenuto comunista (figuriamoci, lui!) e idem il suo pupillo Travaglio, ora Fini è un traditore che si è venduto al nemico. I Berlusconidi sono come i tori, il rosso li rende nervosi e lo vedono dappertutto. Talmente nervosi che non sentono le banderillas che gli si stanno conficcando nella gobba.
Per tornare ai sedativi che vengono recapitati nelle redazioni degli house organ che sbattono le mogli ribelli in prima pagina con le poppe di fuori, è da notare la differenza di stile tra i due interlocutori.
Fini ci stupisce con una battuta più british del principedigalles di Feltri. Cortese ma efficace come una rasoiata.
Feltri invece non ci stupisce affatto, regalandoci come al solito una ventata di volgarità in faccia. Più che un direttore, un petomane.
Tanto per restare in tema di destra molliccia e marrone.
In un caso o nell’altro, la sua onorabilità – anche per la coerenza politica erotica – non apparirà scalfita. Il filmato assumerebbe un altro significato, visti i principi programmati dalla Mussolini, se si fosse trattato della documentazione di un rapporto saffico con Rosy Bindi o con Rosa Russo Iervolino”. (Il Giornale, novembre 2009)
Grazie a chi scrive pornazzi del genere in corpo 11, infilandoci tutte le proprie stagionate inibizioni, chi è psicologo potrebbe ricavare un trattato di psychopathia sexualis da fare una pippa cosmica a Krafft-Ebing, divertendosi un mondo, per altro.
Lo strizzacervelli potrebbe evidenziare con un implacabile stabilo boss freudiano la lunga serie di perversioni che si nascondono dietro il perbenismo borghese in giacca di tweed, la più sorprendente delle quali, secondo chi scrive, è quella che nell’articolessa viene chiamata la coerenza erotica. Cioè, io prima di trombare qualcuno che mi attizza dovrei informarmi sul suo orientamento politico perchè se non la pensa come me non funziona.
Feltri ha talmente paura che un/a comunista possa fargli partire i missili e scoppiare i fuochi artificiali e fargli così mollare finalmente quei freni inibitori così spasmodicamente tirati, che non ha idea di quale sommo piacere possa essere invece sodomizzare in ogni modo possibile un esponente dello schieramento opposto.
Coerenza erotica è anche coerenza di orientamento, ça va sans dire. Vestendo la solita omofobia d’ordinanza, il pervertito ci regala questa immaginaria scenetta saffica, non tra Alessandra e, che ne so, Monica Bellucci (fantasia che gli bagnerebbe sicuramente le mutandine “lana fuori e cilicio di dentro”) ma un qualcosa di totalmente antierotico come immaginare Rosetta che dice “ti amo” a Rosy. Con quella voce.
Capite che sono delle perfette fantasie antierotiche, nate da una mente che ha il terrore di lasciarsi andare? Mi sto eccitando quindi penso a qualcosa che me lo ammosci definitivamente o me la faccia diventare secca come un secchio di sabbia.
Lo psicologo si divertirebbe così, mentre il sociologo si interrogherebbe sul livello di meschinità del maschio berlusconide rettiliano, per il quale la donna è una specie di bambola gonfiabile che non deve chiedere mai. Se si ribella o non OBBEDISCE, deve solo tacere.
Non un normale rapporto uomo-donna ma piuttosto tra pupa e gangster. “Adesso levatevi dalle palle, puttane, che dobbiamo parlare d’affari”.
Giustamente Alessandra chiama in causa la Carfagna, che dovrebbe difendere la dignità delle donne offesa da questi killeraggi misogini, da queste paccianate mediatiche, ma la Mara pari opportunista vi manda tutte in culo, care ragazze.
Lei fa la boccuccia tonda e se ne sta lì tutta sgonfia, perchè se parlasse o si prendesse ad esempio una cotta per Gianfranco e passasse il Rubicone, allora il Giornale avrebbe sicuramente qualcosina anche per lei.
Dopo aver sbattuto addirittura la Di-Lui-Moglie in prima pagina, con le poppe di fuori ed il rinfaccio delle origini di attricetta, ad un primo cenno di richiesta di divorzio, figuriamoci cosa ci sarebbe per una papigirl ribelle. All’Aldo Raine del giornalismo interessano solo i suoi cento scalpi quotidiani di oppositori dell’Unto.
Detto di quanto schifo fanno queste campagne scandalistiche di depistaggio per sviare l’attenzione dalla discesa agli inferi del nano, tutta la mia sincera ammirazione per Alessandra Mussolini che – buon sangue non mente – ha compiuto l’unico vero gesto rivoluzionario di questi sciagurati tempi. Un gesto che è come certe carte di credito, non ha prezzo. Stracciare “il Giornale”.
Mi scuso con i lettori ma devo proprio citare Vittorio Feltri, mettete a letto i bambini:
“Per quale arcano motivo devo passare del denaro agli imbonitori della sinistra che insultano coloro i quali non la pensano come loro, li diffamano e li descrivono quali nemici della democrazia? Già l’idea in sé di un abbonamento imposto ai telespettatori è assurda in un mercato basato sulla concorrenza; se poi quell’abbonamento non è legato a una scelta – come è il caso di Premium o di Sky – bensì alla sola proprietà di un televisore, non ci sto. Non ci sto perché ci sono programmi che non voglio vedere né giustificarne la messa in onda contribuendo a finanziarli.”
Lo so che il relativismo è una cosa brütta-brütta che fa tanto soffrire il santo padre, ma vorrei dire ai boicottatori a pelo folto che lavorano per il re di Arcore-Prussia, che il discorso si potrebbe facilmente rovesciare. Io non pagherei più il canone perchè non sopporto il TG1 e considero Minzolini, Vespa e relative compagnie di giro dei faziosi e mi scoccia assai dover pagare i cento euri per loro, guarda un po’!
Caro (visto lo stipendio) Feltri, l’arcano motivo di cui parla si chiama democrazia. Io, per esempio, non sopporto Italia1, Retequattro e Canale5.
Ebbene, mi basta evitare accuratamente di guardarli, punto. Non mi fa piacere che milioni di italiani si spappolino i neuroni guardando ore e ore di pubblicità inframmezzata da culi-tette-culi-tette-tette-culi-maria de filippi, ma la democrazia impone che non si possa impedire ai suddetti di farlo.
Però, perlamatrioska, se io non chiedo la chiusura di “Lucignolo” per manifesta indegnità, perchè si dovrebbero chiudere i programmi di Santoro, Fazio, Gabanelli, Dandini ecc.?
Perchè sono contro il governo? Ma dove siamo, nel paese dei figli di Putin?
Per dirla tutta, non guardo nemmeno quei programmi perchè Santoro lo trovo noioso, Fazio paraculo (amo solo la Littizzetto), la Dandini mi sta sui maroni per la voce e perchè se la tira da intellettuale, e di tutti salvo solo la Gabanelli perchè è l’unica che fa le inchieste come “60Minutes”.
Caro (nel senso di costoso) Feltri, la sua richiesta di rimozione del canone RAI è più pelosa di un visone di Fendi.
Innanzitutto lei gioca sull’equivoco perchè i cento euro che paghiamo all’anno non sono l’abbonamento alla RAI, come i 50 e rotti al mese per Sky, ma appunto quell’ottocentesca gabella che tassa il possesso dell’apparecchio televisivo e che, sono d’accordo con lei, non si è mai vista nemmeno nell’ultima delle Repubbliche Sovietiche. Se io acquisto un televisore perchè poi dovrei pagarne l’utilizzo? Allora perchè non succede lo stesso con il frigorifero?
Detto che è un’iniqua gabella che paghiamo anche, paradossalmente, per tenere acceso il televisore su “Studio Aperto”, visto che è una tassa sul possesso dell’apparecchio, che c’entra questo con il fatto che non si deve più pagare per non dare soldi alla sinistra ed ai suoi imbonitori, come li definisce? Ribadisco, non si dovrebbe dover pagare nemmeno per Vespa, Minzolini e la Claretta Petruni, allora.
Non le piace un programma e non le basta girare canale o spegnere, come faccio io quando vedo la Parodi e le pentole di Mastrota. No, lei vuole proprio eliminare il programma ed il conduttore. Impedirgli di lavorare e guadagnarsi da vivere. Complimenti per il liberalismo.
Vogliamo dire la verità? I soldi che arrivano alla RAI dal canone sono solo una parte dei suoi introiti, visto che l’evasione dello stesso è una piaga secolare. Per il resto c’è la pubblicità. Togliendo il canone, la RAI ne avrebbe un grave danno economico, dovrebbe ridurre le spese, fare programmi più scadenti e la pubblicità, di conseguenza, si sposterebbe sulle reti Mediaset, ovvero sulle televisioni di proprietà del suo datore di lavoro, caro (ovvero oneroso) Feltri.
Il quale, già padrone del digitale terrestre grazie ad un provvedimento ad hoc che ha rifilato i decoder del fratellino nelle case degli italiani praticamente a gratis ma sui quali già ci vuole la tessera a pagamento, si appresterebbe forse a diventare l’unico padrone della TV (a parte l’avamposto degli uomini perduti La7 e la Sky di Murdoch).
Gli italiani beoti abboccano al trappolone dell’ingiusta gabella e accorrono al richiamo dell’evasione della tassa. Quale dolce musica per gente che già considera un furto il bollo auto e quando trova la multa sul parabrezza la getta nel cestino dei rifiuti. E’ questo l’italiano modello che piace ai giornali infeltriti ed ai loro padroni.
Non sanno gli italioti che il futuro della TV generalista è segnato e che un domani sarà tutto a pagamento, anche Beautiful e il Grande Fratello.
Vi siete chiesti perchè la tv a gratis fa così schifo? Perchè è più dannosa dell’ecstasy per i cervellini che la guardano?
Perchè lo scopo è rendere appetibile il sistema a pagamento. Ma, ecco il colpo di scena, visto che anche sul DT e sul satellitare ormai c’è più pubblicità che sulla tv a gratis, si andrà a finire che, un domani, gli italiani ormai assuefatti alla loro dose giornaliera di stronzate inframmezzate da pubblicità, dovranno pagare per averla. Non più allo Stato ma ad un privato, il loro amato Berlusconi, diventato pusher unico di ecstasy televisiva tagliata male.
Un giornale serio avrebbe chiesto non di eliminare il pluralismo dalla RAI, ma di eliminarne la lottizzazione politica, come da tempo si auspica.
Perchè non si chiede di eliminare la pubblicità dalla RAI e farla diventare veramente un servizio pubblico come la BBC, dove la gestione dell’azienda è fatta non da dirigenti guastatori provenienti dalla concorrenza ma da professionisti dello spettacolo e basta?
In Spagna hanno tolto la pubblicità dalle reti pubbliche e gli ascolti sono aumentati. Lo ha fatto anche Sarkozy in Francia. La gente apprezza una televisione meno mercificata e più informativa. Sembra impossibile ma disintossicarsi dal film interrotto ogni dieci minuti da dieci minuti di pubblicità si può. Ci si potrebbe e anche disintossicare dall’ossessione della par condicio, dal dibattito con obbligo di Mavalà e Gasparri, dalla scemenza che “un servizio pubblico non può parlare male del governo”.
Il problema è che forse una televisione più seria, veramente depoliticizzata ma in grado di offrire le più varie opinioni confidando solo nella maturità dello spettatore nel giudicarle, senza tette e culi gratuiti e insopportabile pubblicità, danneggerebbe gli interessi in conflitto del presidente del consiglio?
Mi meraviglia che si meraviglino. Omosessuali schedati in Italia? Dossier illegali sui fatti privati di cittadini comuni? Ma quando mai!
Eppure, basta googlare “schedatura omosessuali” e viene fuori, ad esempio, un articolo del Corriere del 1998, dove si parla della denuncia da parte dell’Arcigay dell’esistenza di fascicoli su cittadini schedati solo perchè omosessuali; dossier non ancora distrutti nonostante le ripetute richieste del Parlamento.
Avete presente quando un gay viene assassinato e la polizia indaga “negli ambienti omosessuali”? Come vengono identificati questi ambienti? Come si fa a sapere chi li frequenta ed andare a colpo sicuro ad interrogare proprio le persone giuste?
C’era, e dovremo dire, c’è ancora, il sospetto che le inclinazioni sessuali degli individui vengano sottoposte a controllo, schedatura e vidimazione da parte di organismi investigativi che operano in maniera non proprio lecita.
Tanta meraviglia, eppure si era parlato recentemente del maxi-archivio illegale di Tavaroli, con migliaia di dati sensibili raccolti sui potenziali “nemici”: industriali, politici, semplici cittadini. Un’inchiesta della magistratura che risale al 2006 e che, inspiegabilmente, non è ancora stata evidenziata in tutta la sua importanza dalla stampa. Una faccenda di intercettazioni e registrazione abusiva di dati sensibili. Alla faccia della privacy sempre sbattutaci in faccia.
Il potere lo ha sempre fatto, di schedare i suoi potenziali nemici e le minoranze per soggiogarli meglio, ed il pregiudizio anti-omosessuale ha sempre fornito un assist alla repressione.
Lo si è visto nelle dittature come la Germania nazista, dove Martin Boorman possedeva i dossier sui vizi privatissimi di ogni gerarca, incluso il Fuhrer in persona; nei regimi comunisti, dove l’omosessualità era considerata un vizio borghese contrario alla rivoluzione proletaria, fino all’America bacchettona e preda del furore anticomunista del COINTELPRO di Hoover, il capo dell’F.B.I. che faceva tesoro delle informazioni raccolte sui gusti sessuali dei suoi nemici, per tenerli per le palle.
Recentemente, il presidente Sarkozy è stato criticato per aver messo a punto, nella democraticissima Francia, un sistema di schedatura di soggetti “a rischio” tra i quali rischiano di rientrare anche gli omosessuali.
In Italia la schedatura dei cittadini, anche sulla base dell’orientamento sessuale, la si praticava durante il Fascismo ma il vizio è continuato durante quel lungo periodo di democlericalpostfascismo che ha dominato il paese fino al flagello Craxiano ed alla catastrofe Berlusconiana.
Anche allora, anni ’60-’70, era pratica comune diffamare gli avversari puntando sulla diversità. Ricordo riviste che grufolavano nella vita privata dei politici avversi (soprattutto quelli di centrosinistra, è ovvio, essendo sport praticato soprattutto dalle gazzette della destra). Era tutto un leggere di “balletti rosa” e “balletti verdi”, questi ultimi di tipo omosessuale.
Le insinuazioni non risparmiavano, nemmeno allora, le gerarchie vaticane, specialmente quando queste venivano percepite come troppo spostate a sinistra. Uno dei gossip più sussurrati di quegli anni riguardava addirittura un Papa e un famoso attore di teatro. E’ dimostrato ormai che si trattò di una campagna ricattatoria orchestrata dai servizi segreti manovrati da altissime cariche dello Stato, forse addirittura il presidente della Repubblica di allora, contro un Papa che aveva osato “aprire alla Sinistra”.
I giornali di oggi danno giusto rilievo alla porcata del “Giornale”, che ha usato una velina (in omaggio alla satiriasi del capo, immagino) farlocca spacciandola per documento di tribunale, per colpire uno dei pochi direttori di giornale che si era permesso di far notare la scarsa attinenza con i principi cristiani delle avventure del Pornoduce con le escort e le deputatesse alla visita militare. Non l’avesse mai fatto. Chissà quanti avvocati D’Amore (vedi filmato), segugi e cani da trifola saranno stati sguinzagliati in cerca del vizietto nascosto da buttare in prima pagina.
Dopo le tette della Veronica, gettate al pubblico ludibrio, dopo la denuncia del presunto amante della stessa (oggi scopriamo che erano in regime di coppia aperta consensualmente da almeno dieci anni), questo ed altro.
Pensate come è democratico Berlusconi. Permette al suo giornale personale di infangare l’onore della moglie, di farsi attribuire le corna, pur di non limitare l’informazione libera. Talmente libera, a volte da essere inventata o costruita a tavolino su sussuri e bisbigli. Sempre e comunque da lanciare come una bomba caricata a merda contro chi si schiera contro il Pornoduce.
“Non ho mai parlato con Feltri”. Già quel “mai” ridondante, rafforzativo, denota la bugia, essendo Feltri, dopotutto, un suo dipendente con il quale deve aver scambiato, in un giorno x, qualche parola.
Infatti dopo la nomina a direttore del “Giornale”, Feltri rimase a colloquio a Palazzo Chigi con Berlusconi per più di un’ora.
Sicuramente non avranno parlato della campagna di autunno, della strategia mediatica di contrattacco contro i nemici del satiro, di come utilizzare i giornali di famiglia a guisa di manganello contro mogli ribelli e giornalisti che si ostinano a fare i giornalisti e non le puttane.
Forse hanno parlato di libertà di stampa. O di un posto nel Circolo dell’Amicizia del mausoleo di Arcore, chissà.
In barba alla coerenza e scegliendo a caso il mese di maggio per questa sorta di apparizione mariana del Dio dell’ottimismo, del Dio Uno e Trino, anzi Tale e Quale, ecco la riedizione di “Una storia italiana” in versione hard e uncut.
Se posso sollevare una critica di tipo editoriale; nel piano dell’opera mancano i fondamentali gadget come le miniature del nanoconducator dipinte a mano da collezionare, tipo puffi. Il Silvio pompiere, il Silvio panettiere, quello in colbacco russo, quello in bandana. Sarebbe un’idea grandiosa, soprattutto gradita ai piccoli figli di papi che stanno imparando ad amarlo come loro Salvatore e Uomo della Provvidenza.
Peccato che, in ben due copertine dei fascicoli, il nostro Tale e Quale appaia in tutto il suo fulgore a fianco di due despoti come Gheddafi e Putin. Si tenta di rimediare con Benedetto XVI, Shevchenko e Mike Bongiorno e riciclando prati fioriti e quadretti di famiglia ma la cattiva impressione resta per quelle pessime compagnie con le quali Papi si imbranca spesso e volentieri.
Occhio al fascicolo numero 8, quello intitolato: “Il credente, il politico, i Papi”. Non è un refuso, non manca una elle, si riferisce proprio ai santi padri.
Mentre altri giornalacci invidiosi della popolarità del Piccolo Papi si ostinano a fare domande sui misteri di Casoria, senza ottenere risposta, perchè Papi fa come cacchio gli pare e non deve rendere conto a nessuno, men che meno al popolo, Libero ricicla vecchio materiale propagandistico e si candida ad infrangere i record di appecoronamento al regime tuttora detenuti da Pradva e Rude Pravo.
Dall’agiografia liberiana dovrà uscire un’immagine del conducator tutto Io, Patria e Famiglie che spazzi via una volta per tutte le ipotesi più malevole e oscenamente insinuanti sull’Uomo che si sacrifica per il nostro bene, per il nostro Papi così sensibile e che non ci meritiamo proprio, Italiani Bravagente un cacchio.
Un’opera titanica e meritoria, quindi, che Libero ha scelto di affrontare con sprezzo del ridicolo.
Non oso immaginare quando uscirà il fascicolo postumo alla memoria con la telecronaca delle esequie raccontate da Emilio Fede, raccolta in un doppio DVD. Per carità, il più tardi possibile, ma bisogna pur cominciare a prepararsi all’infausto giorno. Lo sanno, vero, a Libero che un giorno gli toccherà pubblicare il coccodrillo di un caimano?