
I defolianti in dotazione all’esercito USA erano gentilmente forniti soprattutto dalle multinazionali Monsanto e Dow Chemicals. L’Agente Orange era appunto una miscela di due erbicidi prodotti dalle due società. Un perfetto matrimonio d’interessi. La Dow deliziò le popolazioni asiatiche anche con il napalm, miscela di acido NAftenico e acido PALMitico, quello il cui odore la mattina faceva impazzire il personaggio di Robert Duvall in Apocalypse Now.
Il caro vecchio napalm, classe 1942, dai fasti di Dresda e del Vietnam si è evoluto sempre di più attaccandosi alla pelle e bruciandoti vivo fino al suo ultimo discendente, quel Napalm II miscela di benzene e benzina con polistirene a cui viene aggiunto fosforo bianco che ne facilita l’accensione durante la dispersione nell’aria. Do you remember Falluja?
L’agente arancio rilasciava diossina, quindi. Diossina, Seveso, anche noi nel nostro piccolo abbiamo avuto il nostro disastro con la fuoriscita di triclorofenolo, componente dei diserbanti, dalla fabbrica dell’ICMESA, nel 1976.
Niente però a paragone della più grande grande tragedia industriale della storia della quale ricorre proprio in questi giorni il 27° anniversario. Ancora più terribile e immediatamente devastante del disastro di Chernobyl, che ancora turba i nostri sogni perché l’abbiamo vissuto da vicino, con l’incubo della foglia larga e del latte radioattivo.
A Bhopal in India, migliaia di persone continuano ad ammalarsi e morire a causa del disastro che rilasciò nell’aria circostante alla fabbrica della Union Carbide, nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, quaranta tonnellate di isocianato di metile, un componente di un insetticida, il Sevin.
La storia di Bhopal è quella delle sue ventimila vittime per la maggior parte mai risarcite, della totale impunità di quel Warren Anderson che non è mai stato chiamato a rispondere in un tribunale per conto della Union Carbide che presiedeva e della stessa Union Carbide che oggi, guarda caso, è stata assorbita proprio dalla Dow Chemicals.
Quella che doveva essere una fabbrica modello, in grado di sfornare tonnellate di un geniale nuovo insetticida, il Sevin, diventò invece a causa del flop sul mercato del prodotto, uno scomodo relitto, nel quale le misure di sicurezza vennero progressivamente e criminalmente azzerate per un unico motivo: risparmiare. Quando l’isocianato di metile uscì dalla fabbrica non suonarono neanche le sirene, erano state zittite per tagliare i costi.
Il principio che ha condotto al disastro di Bhopal, risparmiare, è lo stesso che indusse la Signora Thatcher negli anni ’80 a tollerare l’eliminazione dei procedimenti di bollitura delle farine animali che, se correttamente applicati, avrebbero limitato la diffusione dell’infezione da “mucca pazza”. Per non buttare via nulla si è pensato di sfruttare l’uranio impoverito che deriva dalle centrali nucleari per migliorare la penetrabilità dei proiettili. L’inquinamento da Uranio Impoverito è un’ennesima piaga che sta affliggendo le popolazioni dove sono passati i nuovi Attila, che per essere ben sicuri che non cresca più un filo d’erba usano i defolianti.
Negli ultimi tempi si è parlato di class action, che è tanto più efficace quanto meno è potete il defendant, l’imputato. Nei casi di Bhopal e dell’Agente Orange ci sono stati tentativi di class action ma contro giganti come la Dow Chemicals, che ufficialmente vende prodotti chimici, in realtà è una delle più impunite fabbricanti di armi chimiche, è una lotta contro i mulini a vento.
La natura è stata capace di creare montagne, mari, laghi, fiumi, deserti, foreste, milioni di specie animali e vegetali, tramonti, aurore boreali, stelle e pianeti, in armonia e bellezza. L’uomo moderno, l’uomo industriale accecato dal profitto sembra capace di generare solo dei mostri.
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