Capita sempre più spesso di volgere lo sguardo al passato politico e rimpiangerlo per motivi che allora non avremmo mai immaginato.
Vedi Mastella e Giulio Andreotti ti appare un Marco Aurelio di augusta nobiltà; di fronte ai Cirini Pomicini e compagnia democristiana che ritornano, tra rose bianche e biancofiori più o meno appassiti e che sanno di morto, Aldo Moro svetta sempre di più come un everest della politica.
Guardi a Veltroni, D’Alema e Fassino e chissà perchè ripensi ai Berlinguer, ai Lama, ai Libertini, con una lacrima che ti riga la guancia.

Anche i giornalisti del passato ti fanno questo effetto. Montanelli l’hai sempre considerato un reazionario, un campione del conservatorismo borghese. Poi riascolti le sue ultime interviste e pensi che in fondo se proprio lui si scandalizzava del berlusconismo arrembante, allora il problema era proprio serio. Peccato che la borghesia italiana per opportunismo si sia fatta irretire dal cantante da night dalla voce di velluto.

In previsione di una nuova tornata elettorale, giova riproporre questo memorabile duetto tra i più grandi giornalisti italiani: Enzo Biagi e Indro Montanelli, appunto, argomento Silvio Berlusconi.
E’ la famosa intervista del “vaccino”, dove Montanelli afferma che dalla malattia Berlusconi l’Italia sarebbe guarita sono con una bella immunizzazione, con qualche anno di governo berlusconiano. Tra parentesi, questa intervista per “Il Fatto” sarebbe secondo molti la causa principale dell’allontanamento di Enzo Biagi dalla RAI, a seguito del famigerato editto bulgaro. Un esempio di uso criminoso del mezzo televisivo.

Nella seconda intervista ad Alain Elkann, Montanelli parla di censura, di fascismo, di cosa è la satira, della destra italiana che non sa andare oltre al manganello.
Ogni paese democratico rispetta la satira, dice il filoanarchico Indro, lui che ricevette un’onorificenza dagli anarchici spagnoli, e che sorride all’idea di essere considerato dal becerume della Libertà un comunista. Lui.

Peccato che sulla questione del vaccino la profezia montanelliana non si sia avverata. Ora dobbiamo stare pronti e scoprire il braccio per una dose di richiamo (altri cinque anni?) che ci inoculeranno presto, con le nuove elezioni. Indro aveva troppa fiducia negli italiani, che come elettori a volte sanno essere peggiori dei politici che votano. Rivoteranno Berlusconi, magari non come la prima volta, un richiamo appunto, meno potente ma lui andrà ancora avanti, macinando bugie, promesse, furbate e fellonie varie.
Ci immunizzeremo stavolta? Non chiedetelo a me. Non ho alcuna fiducia nei vaccini.


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