Ma il culto della personalità, cari anticomunisti viscerali ed eviscerati, non era esclusivo appannaggio delle dittature, soprattutto quelle dei comunistacci, da Kim Il Sung a Ceausescu, fino a Mao e Baffone?
Da vero conducator di questa succursale della Romania di Nicolae ed Elena, che ci ostiniamo ancora a chiamare Italia, Silvio Berlusconi viene riproposto alle moltitudini dei suoi adoratori con un’agiografia a puntate in ben 15 fascicoli dati in omaggio in questi giorni con lo staffengiornale “Libero” del feldmaresciallo Feltri. Lo stesso che non pare notare alcuna contraddizione nell’aver pubblicato appena qualche giorno fa una lapidazione a mezzo stampa della moglie del Cesare conducator, nonchè madre delle bambine amorevolmente ritratte con il papi sul primo numero, senza alcuna remora nel farla piangere di umiliazione.

In barba alla coerenza e scegliendo a caso il mese di maggio per questa sorta di apparizione mariana del Dio dell’ottimismo, del Dio Uno e Trino, anzi Tale e Quale, ecco la riedizione di “Una storia italiana” in versione hard e uncut.
Se posso sollevare una critica di tipo editoriale; nel piano dell’opera mancano i fondamentali gadget come le miniature del nanoconducator dipinte a mano da collezionare, tipo puffi. Il Silvio pompiere, il Silvio panettiere, quello in colbacco russo, quello in bandana. Sarebbe un’idea grandiosa, soprattutto gradita ai piccoli figli di papi che stanno imparando ad amarlo come loro Salvatore e Uomo della Provvidenza.

Peccato che, in ben due copertine dei fascicoli, il nostro Tale e Quale appaia in tutto il suo fulgore a fianco di due despoti come Gheddafi e Putin. Si tenta di rimediare con Benedetto XVI, Shevchenko e Mike Bongiorno e riciclando prati fioriti e quadretti di famiglia ma la cattiva impressione resta per quelle pessime compagnie con le quali Papi si imbranca spesso e volentieri.
Occhio al fascicolo numero 8, quello intitolato: “Il credente, il politico, i Papi”. Non è un refuso, non manca una elle, si riferisce proprio ai santi padri.

Mentre altri giornalacci invidiosi della popolarità del Piccolo Papi si ostinano a fare domande sui misteri di Casoria, senza ottenere risposta, perchè Papi fa come cacchio gli pare e non deve rendere conto a nessuno, men che meno al popolo, Libero ricicla vecchio materiale propagandistico e si candida ad infrangere i record di appecoronamento al regime tuttora detenuti da Pradva e Rude Pravo.
Dall’agiografia liberiana dovrà uscire un’immagine del conducator tutto Io, Patria e Famiglie che spazzi via una volta per tutte le ipotesi più malevole e oscenamente insinuanti sull’Uomo che si sacrifica per il nostro bene, per il nostro Papi così sensibile e che non ci meritiamo proprio, Italiani Bravagente un cacchio.

Un’opera titanica e meritoria, quindi, che Libero ha scelto di affrontare con sprezzo del ridicolo.
Non oso immaginare quando uscirà il fascicolo postumo alla memoria con la telecronaca delle esequie raccontate da Emilio Fede, raccolta in un doppio DVD. Per carità, il più tardi possibile, ma bisogna pur cominciare a prepararsi all’infausto giorno. Lo sanno, vero, a Libero che un giorno gli toccherà pubblicare il coccodrillo di un caimano?

P.S. Mi facevano notare stamattina e giustamente, che nella collana dei fioretti illustrati del Diosilvio manca un fascicolo fondamentale: “Come ho fatto i soldi”.