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Aldo Togliatti, 1925-2011 |
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Benito Albino Dalser, figlio di Benito Mussolini |
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Rosemary prima e dopo la lobotomia. |

Non abbiamo visto le facce di chi lo ascoltava durante il vertice parigino dell’OSCE ma possiamo immaginarle simili a quella dell’impietrito Gianfranco Fini all’epoca dello Schultz-suggerito-nel-ruolo-di-Kapo nella famosa guittata in “chiacchiere&distintivo mode” di Strasburgo.
La cosa incredibile comunque è che abbia scelto, come fonte della sua citazione odierna, i “diari di Mussolini”. Diari sbandierati tempo fa da Marcello Dell’Utri come una grande scoperta storica e in seguito bocciati come falsi clamorosi dagli esperti. Non si accontenta più delle sue, di bugie, utilizza anche quelle altrui, raccatta le cicche.
Il suo rapporto con la menzogna è a dir poco cosmico. Giorni fa ha inanellato una sequela di balle sull’operato del suo governo che ad un certo punto il naso ha sfondato la vetrata.
Durante un incontro con la Lega ha affermato che “con me tecnico il Milan sarebbe campione” e “Avrei vinto lo scudetto con 5-6 punti di vantaggio”.
Non è che al Real lo vorrebbero al posto di Mourinho? A me, come premier, al suo posto, andrebbe benissimo anche Leonardo.

Il signore raffigurato qui sopra* diede personalmente l’ordine di bruciare gli africani che si opponevano al grande impero italiano.
Siccome il progresso ci rende sempre più efficienti, oggi i più sboroni di noi occidentali utilizzano un super napalm arricchito di fosforo che riesce a bruciare i corpi ma non gli abiti, che rimangono intatti. Mi sembra giusto, visto che bruciare le stoffe, oggi come oggi, è diventato un reato peggiore che bruciare gli esseri umani.
Se non avete ancora capito il messaggio che proviene dai media, scandalizzati per un grembiulino che brucia in una manifestazione, eccone la traduzione: si possono bruciare iraqeni a Falluja ma non le bandiere degli “stati amici”. Che c’entra il grembiule? E’ di stoffa, come le bandiere, quindi è uno stato amico.
Il grembiule era vuoto, non conteneva un alunno. Eppure la notizia è stata data con grande risalto al solito TG-mercatone-1 dove sono tanto sensibili per queste cose. Quando non riescono ad oscurare completamente le manifestazioni di protesta le arricchiscono con il fosforo, con particolari fiammeggianti.
In Kenia, e accade adesso, nel 2008, bruciano vive donne vere, di ciccia, accusandole di essere streghe ma a Riotta che je frega? A lui fa strano il grembiule, perchè dentro ci immagina la Gelmini che si contorce tra le fiamme e deve ricacciare la fantasia nell’inconscio.
Finalino
Dei fascisti al seguito della nazionale di calcio piena di calciatori fascisti fanno casino in Bulgaria (perchè la pensano ancora un covo di comunisti) e il rappresentante del Viminale non ci trova niente di strano. “Inneggiavano all’Italia” (in realtà al Duce ma fa niente).
I bulgari non hanno gradito. Avevamo infatti sentito fischiare l’inno italiano ma, dato che i telecronisti bulgari (nel senso di quelli RAI) non avevano detto nulla dei disordini tra forze dell’ordine bulgare (nel senso proprio di bulgare) e camerati, non riuscivamo a spiegarcelo. Che ce l’avessero con noi ancora per la storia della “pista bulgara”?
Invece ci fischiavano in quanto rappresentati sugli spalti da un bel manipolo di facinorosi fascistoni.
Mano male che la cosa ha provocato la riprovazione di Ignazio Benito Maria che ha affermato, sempre al TG1: “Il reato più grave è bruciare la bandiera di uno stato amico”.
Non c’azzecca con i disordini di ieri ma giusto per ribadire il concetto.
(Grazie a Don Zauker per l’immagine e a Fernando di Leo per il titolo.)

Il signore raffigurato qui sopra* diede personalmente l’ordine di bruciare gli africani che si opponevano al grande impero italiano.
Siccome il progresso ci rende sempre più efficienti, oggi i più sboroni di noi occidentali utilizzano un super napalm arricchito di fosforo che riesce a bruciare i corpi ma non gli abiti, che rimangono intatti. Mi sembra giusto, visto che bruciare le stoffe, oggi come oggi, è diventato un reato peggiore che bruciare gli esseri umani.
Se non avete ancora capito il messaggio che proviene dai media, scandalizzati per un grembiulino che brucia in una manifestazione, eccone la traduzione: si possono bruciare iraqeni a Falluja ma non le bandiere degli “stati amici”. Che c’entra il grembiule? E’ di stoffa, come le bandiere, quindi è uno stato amico.
Il grembiule era vuoto, non conteneva un alunno. Eppure la notizia è stata data con grande risalto al solito TG-mercatone-1 dove sono tanto sensibili per queste cose. Quando non riescono ad oscurare completamente le manifestazioni di protesta le arricchiscono con il fosforo, con particolari fiammeggianti.
In Kenia, e accade adesso, nel 2008, bruciano vive donne vere, di ciccia, accusandole di essere streghe ma a Riotta che je frega? A lui fa strano il grembiule, perchè dentro ci immagina la Gelmini che si contorce tra le fiamme e deve ricacciare la fantasia nell’inconscio.
Finalino
Dei fascisti al seguito della nazionale di calcio piena di calciatori fascisti fanno casino in Bulgaria (perchè la pensano ancora un covo di comunisti) e il rappresentante del Viminale non ci trova niente di strano. “Inneggiavano all’Italia” (in realtà al Duce ma fa niente).
I bulgari non hanno gradito. Avevamo infatti sentito fischiare l’inno italiano ma, dato che i telecronisti bulgari (nel senso di quelli RAI) non avevano detto nulla dei disordini tra forze dell’ordine bulgare (nel senso proprio di bulgare) e camerati, non riuscivamo a spiegarcelo. Che ce l’avessero con noi ancora per la storia della “pista bulgara”?
Invece ci fischiavano in quanto rappresentati sugli spalti da un bel manipolo di facinorosi fascistoni.
Mano male che la cosa ha provocato la riprovazione di Ignazio Benito Maria che ha affermato, sempre al TG1: “Il reato più grave è bruciare la bandiera di uno stato amico”.
Non c’azzecca con i disordini di ieri ma giusto per ribadire il concetto.
(Grazie a Don Zauker per l’immagine e a Fernando di Leo per il titolo.)