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Ecco quindi che il binomio belle ragazze-militari era ispirato al meraviglioso mondo di Silvio, quello dove i militari italiani in missione di papi, fanno la scorta alle minorenni in viaggio premio a Mirailnanolandia.
Capirete pure che, grazie al dispiegamento in Sardegna di plotoni a guardia di passerine, diventi difficile dislocare truppe sul resto del territorio a difesa delle giovani italiane.
Un mondo meraviglioso, sempre quello di Silvio, in cui le magioni in Sardegna non sono solo luogo di culto per vergini (s)vestali ma anche zone coperte da segreto di stato.
Ripeschiamo una vecchia notizia che parla appunto di un decreto fatto dal precedente governo Berlusconi il 6 maggio 2004, che poneva il segreto di stato su Villa Certosa, “allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi” ma in realtà per impedire che gli occhi dei magistrati che indagavano su presunti abusi edilizi realizzati nella villa, sita in un area sottoposta a vincoli paesaggistici, vi si posassero con impropria curiosità.
E’ così che si fanno le leggi nel Berlusconistan. Se Silvio scivola su una buccia di banana si fa il decreto che proibisce le banane.
La procura di Tempio Pausania che presentò ricorso contro il decreto, definito incostituzionale, scriveva: “Il segreto di Stato non può riguardare luoghi, realizzando così una sorta di extraterritorialità per una parte del territorio nazionale e di impunità per un qualsiasi fatto di rilievo penale che si verificasse al suo interno.”
Interessante, no? Berlusconi allora, per impedire di farsi bacchettare dalla Consulta, il cui parere fu richiesto dai PM, acconsentì alle ispezioni (che non riscontrarono illeciti) ma intanto il segreto di stato rimase su quella e su tutte le residenze del premier. L’incostituzionalità è ancora in vigore.
Verrebbe da fare una considerazione. Se a Villa Certosa vige l’extraterritorialità e il premier è inoltre protetto dal Lodo Alfano contro ogni tipo di reato, perfino il cannibalismo, figuriamoci la congiunzione carnale con underage pussies, perchè tanta solerzia nel voler censurare le foto di “Zuppetta” e denunciare chiunque le pubblichi? Forse perchè non si ha paura del giudizio italiano, fin troppo accondiscendente verso i pruriti senili del nostro, ma di qualcuno che all’estero sta pensando che questo “Bearlusckyonee” si sta allargando un po’ troppo?
Proprio oggi i papiboys si domandano: “E se invece del grandangolo del fotografo vi fosse stato un fucile?”
Non vorrei che Silvio fosse caduto in una specie di sindrome complottistica da Lady D. Silvio costretto a fuggire ed inseguito dai paparazzi nel tunnel dell’Alma.
Per non correre rischi, soldati di guardia a papi ed alle passerine, quindi. Un militare per ogni bella ragazza. Ma i militari chi li paga? Lo Stato, cioè noi? Eh già, si chiama segreto di Stato, non segreto privato. Non sono bodyguards a bustapaga, legionari e contractors ad un tanto al chilo con il motto “Scorta la escort” sullo stemma. Sono proprio militari dell’Esercito. Anche i voli che teletrasportano i geni della mòsica sull’isola, sono di Stato. Per questo è giusto indignarsi giusto un pochino.
Il problema non è cosa fa un premier in casa sua. Il problema è un premier che elegge casa sua a repubblica personale coperta dall’extraterritorialità, (siamo dalle parti del Colonnello Kurtz, ormai) per poter fare i propri porci comodi in barba alla Costituzione. Se non si ha intenzione di commettere reati, perchè farlo? Per il gusto di porsi oltre la legge, perchè lui è lui e gli altri non sono un cazzo? E’ questo che rende perplessi gli stranieri, potenti e no. Altro che paparazzi.

Ecco quindi che il binomio belle ragazze-militari era ispirato al meraviglioso mondo di Silvio, quello dove i militari italiani in missione di papi, fanno la scorta alle minorenni in viaggio premio a Mirailnanolandia.
Capirete pure che, grazie al dispiegamento in Sardegna di plotoni a guardia di passerine, diventi difficile dislocare truppe sul resto del territorio a difesa delle giovani italiane.
Un mondo meraviglioso, sempre quello di Silvio, in cui le magioni in Sardegna non sono solo luogo di culto per vergini (s)vestali ma anche zone coperte da segreto di stato.
Ripeschiamo una vecchia notizia che parla appunto di un decreto fatto dal precedente governo Berlusconi il 6 maggio 2004, che poneva il segreto di stato su Villa Certosa, “allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi” ma in realtà per impedire che gli occhi dei magistrati che indagavano su presunti abusi edilizi realizzati nella villa, sita in un area sottoposta a vincoli paesaggistici, vi si posassero con impropria curiosità.
E’ così che si fanno le leggi nel Berlusconistan. Se Silvio scivola su una buccia di banana si fa il decreto che proibisce le banane.
La procura di Tempio Pausania che presentò ricorso contro il decreto, definito incostituzionale, scriveva: “Il segreto di Stato non può riguardare luoghi, realizzando così una sorta di extraterritorialità per una parte del territorio nazionale e di impunità per un qualsiasi fatto di rilievo penale che si verificasse al suo interno.”
Interessante, no? Berlusconi allora, per impedire di farsi bacchettare dalla Consulta, il cui parere fu richiesto dai PM, acconsentì alle ispezioni (che non riscontrarono illeciti) ma intanto il segreto di stato rimase su quella e su tutte le residenze del premier. L’incostituzionalità è ancora in vigore.
Verrebbe da fare una considerazione. Se a Villa Certosa vige l’extraterritorialità e il premier è inoltre protetto dal Lodo Alfano contro ogni tipo di reato, perfino il cannibalismo, figuriamoci la congiunzione carnale con underage pussies, perchè tanta solerzia nel voler censurare le foto di “Zuppetta” e denunciare chiunque le pubblichi? Forse perchè non si ha paura del giudizio italiano, fin troppo accondiscendente verso i pruriti senili del nostro, ma di qualcuno che all’estero sta pensando che questo “Bearlusckyonee” si sta allargando un po’ troppo?
Proprio oggi i papiboys si domandano: “E se invece del grandangolo del fotografo vi fosse stato un fucile?”
Non vorrei che Silvio fosse caduto in una specie di sindrome complottistica da Lady D. Silvio costretto a fuggire ed inseguito dai paparazzi nel tunnel dell’Alma.
Per non correre rischi, soldati di guardia a papi ed alle passerine, quindi. Un militare per ogni bella ragazza. Ma i militari chi li paga? Lo Stato, cioè noi? Eh già, si chiama segreto di Stato, non segreto privato. Non sono bodyguards a bustapaga, legionari e contractors ad un tanto al chilo con il motto “Scorta la escort” sullo stemma. Sono proprio militari dell’Esercito. Anche i voli che teletrasportano i geni della mòsica sull’isola, sono di Stato. Per questo è giusto indignarsi giusto un pochino.
Il problema non è cosa fa un premier in casa sua. Il problema è un premier che elegge casa sua a repubblica personale coperta dall’extraterritorialità, (siamo dalle parti del Colonnello Kurtz, ormai) per poter fare i propri porci comodi in barba alla Costituzione. Se non si ha intenzione di commettere reati, perchè farlo? Per il gusto di porsi oltre la legge, perchè lui è lui e gli altri non sono un cazzo? E’ questo che rende perplessi gli stranieri, potenti e no. Altro che paparazzi.

Ecco quindi che il binomio belle ragazze-militari era ispirato al meraviglioso mondo di Silvio, quello dove i militari italiani in missione di papi, fanno la scorta alle minorenni in viaggio premio a Mirailnanolandia.
Capirete pure che, grazie al dispiegamento in Sardegna di plotoni a guardia di passerine, diventi difficile dislocare truppe sul resto del territorio a difesa delle giovani italiane.
Un mondo meraviglioso, sempre quello di Silvio, in cui le magioni in Sardegna non sono solo luogo di culto per vergini (s)vestali ma anche zone coperte da segreto di stato.
Ripeschiamo una vecchia notizia che parla appunto di un decreto fatto dal precedente governo Berlusconi il 6 maggio 2004, che poneva il segreto di stato su Villa Certosa, “allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi” ma in realtà per impedire che gli occhi dei magistrati che indagavano su presunti abusi edilizi realizzati nella villa, sita in un area sottoposta a vincoli paesaggistici, vi si posassero con impropria curiosità.
E’ così che si fanno le leggi nel Berlusconistan. Se Silvio scivola su una buccia di banana si fa il decreto che proibisce le banane.
La procura di Tempio Pausania che presentò ricorso contro il decreto, definito incostituzionale, scriveva: “Il segreto di Stato non può riguardare luoghi, realizzando così una sorta di extraterritorialità per una parte del territorio nazionale e di impunità per un qualsiasi fatto di rilievo penale che si verificasse al suo interno.”
Interessante, no? Berlusconi allora, per impedire di farsi bacchettare dalla Consulta, il cui parere fu richiesto dai PM, acconsentì alle ispezioni (che non riscontrarono illeciti) ma intanto il segreto di stato rimase su quella e su tutte le residenze del premier. L’incostituzionalità è ancora in vigore.
Verrebbe da fare una considerazione. Se a Villa Certosa vige l’extraterritorialità e il premier è inoltre protetto dal Lodo Alfano contro ogni tipo di reato, perfino il cannibalismo, figuriamoci la congiunzione carnale con underage pussies, perchè tanta solerzia nel voler censurare le foto di “Zuppetta” e denunciare chiunque le pubblichi? Forse perchè non si ha paura del giudizio italiano, fin troppo accondiscendente verso i pruriti senili del nostro, ma di qualcuno che all’estero sta pensando che questo “Bearlusckyonee” si sta allargando un po’ troppo?
Proprio oggi i papiboys si domandano: “E se invece del grandangolo del fotografo vi fosse stato un fucile?”
Non vorrei che Silvio fosse caduto in una specie di sindrome complottistica da Lady D. Silvio costretto a fuggire ed inseguito dai paparazzi nel tunnel dell’Alma.
Per non correre rischi, soldati di guardia a papi ed alle passerine, quindi. Un militare per ogni bella ragazza. Ma i militari chi li paga? Lo Stato, cioè noi? Eh già, si chiama segreto di Stato, non segreto privato. Non sono bodyguards a bustapaga, legionari e contractors ad un tanto al chilo con il motto “Scorta la escort” sullo stemma. Sono proprio militari dell’Esercito. Anche i voli che teletrasportano i geni della mòsica sull’isola, sono di Stato. Per questo è giusto indignarsi giusto un pochino.
Il problema non è cosa fa un premier in casa sua. Il problema è un premier che elegge casa sua a repubblica personale coperta dall’extraterritorialità, (siamo dalle parti del Colonnello Kurtz, ormai) per poter fare i propri porci comodi in barba alla Costituzione. Se non si ha intenzione di commettere reati, perchè farlo? Per il gusto di porsi oltre la legge, perchè lui è lui e gli altri non sono un cazzo? E’ questo che rende perplessi gli stranieri, potenti e no. Altro che paparazzi.

Ecco quindi che il binomio belle ragazze-militari era ispirato al meraviglioso mondo di Silvio, quello dove i militari italiani in missione di papi, fanno la scorta alle minorenni in viaggio premio a Mirailnanolandia.
Capirete pure che, grazie al dispiegamento in Sardegna di plotoni a guardia di passerine, diventi difficile dislocare truppe sul resto del territorio a difesa delle giovani italiane.
Un mondo meraviglioso, sempre quello di Silvio, in cui le magioni in Sardegna non sono solo luogo di culto per vergini (s)vestali ma anche zone coperte da segreto di stato.
Ripeschiamo una vecchia notizia che parla appunto di un decreto fatto dal precedente governo Berlusconi il 6 maggio 2004, che poneva il segreto di stato su Villa Certosa, “allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi” ma in realtà per impedire che gli occhi dei magistrati che indagavano su presunti abusi edilizi realizzati nella villa, sita in un area sottoposta a vincoli paesaggistici, vi si posassero con impropria curiosità.
E’ così che si fanno le leggi nel Berlusconistan. Se Silvio scivola su una buccia di banana si fa il decreto che proibisce le banane.
La procura di Tempio Pausania che presentò ricorso contro il decreto, definito incostituzionale, scriveva: “Il segreto di Stato non può riguardare luoghi, realizzando così una sorta di extraterritorialità per una parte del territorio nazionale e di impunità per un qualsiasi fatto di rilievo penale che si verificasse al suo interno.”
Interessante, no? Berlusconi allora, per impedire di farsi bacchettare dalla Consulta, il cui parere fu richiesto dai PM, acconsentì alle ispezioni (che non riscontrarono illeciti) ma intanto il segreto di stato rimase su quella e su tutte le residenze del premier. L’incostituzionalità è ancora in vigore.
Verrebbe da fare una considerazione. Se a Villa Certosa vige l’extraterritorialità e il premier è inoltre protetto dal Lodo Alfano contro ogni tipo di reato, perfino il cannibalismo, figuriamoci la congiunzione carnale con underage pussies, perchè tanta solerzia nel voler censurare le foto di “Zuppetta” e denunciare chiunque le pubblichi? Forse perchè non si ha paura del giudizio italiano, fin troppo accondiscendente verso i pruriti senili del nostro, ma di qualcuno che all’estero sta pensando che questo “Bearlusckyonee” si sta allargando un po’ troppo?
Proprio oggi i papiboys si domandano: “E se invece del grandangolo del fotografo vi fosse stato un fucile?”
Non vorrei che Silvio fosse caduto in una specie di sindrome complottistica da Lady D. Silvio costretto a fuggire ed inseguito dai paparazzi nel tunnel dell’Alma.
Per non correre rischi, soldati di guardia a papi ed alle passerine, quindi. Un militare per ogni bella ragazza. Ma i militari chi li paga? Lo Stato, cioè noi? Eh già, si chiama segreto di Stato, non segreto privato. Non sono bodyguards a bustapaga, legionari e contractors ad un tanto al chilo con il motto “Scorta la escort” sullo stemma. Sono proprio militari dell’Esercito. Anche i voli che teletrasportano i geni della mòsica sull’isola, sono di Stato. Per questo è giusto indignarsi giusto un pochino.
Il problema non è cosa fa un premier in casa sua. Il problema è un premier che elegge casa sua a repubblica personale coperta dall’extraterritorialità, (siamo dalle parti del Colonnello Kurtz, ormai) per poter fare i propri porci comodi in barba alla Costituzione. Se non si ha intenzione di commettere reati, perchè farlo? Per il gusto di porsi oltre la legge, perchè lui è lui e gli altri non sono un cazzo? E’ questo che rende perplessi gli stranieri, potenti e no. Altro che paparazzi.

Oggi la più pregiata carne da macello è quella nera o ispanica, comunque proletaria.
Carnaccia dura che si fa ammazzare senza tante storie e che se ha la disgrazia di sopravvivere conciata per le feste in qualche ospedale per reduci, forse troverà qualche giornalista che dedicherà alla sua tragedia una manciata di foto scioccanti e un articolo da pubblicare su un rotocalco. Tra una star del cinema che entra in riabilitazione e un presidente puttaniere che va in vacanza tra le Alpi e le piramidi che comunque gli ruberanno la scena.
Torna a casa Harry, va, che è meglio. Un altro funerale con la nonna Liz che con l’espressione da poker saluta con la manina ed Elton John che canta in cattedrale non l’avremmo proprio retto.

Oggi la più pregiata carne da macello è quella nera o ispanica, comunque proletaria.
Carnaccia dura che si fa ammazzare senza tante storie e che se ha la disgrazia di sopravvivere conciata per le feste in qualche ospedale per reduci, forse troverà qualche giornalista che dedicherà alla sua tragedia una manciata di foto scioccanti e un articolo da pubblicare su un rotocalco. Tra una star del cinema che entra in riabilitazione e un presidente puttaniere che va in vacanza tra le Alpi e le piramidi che comunque gli ruberanno la scena.
Torna a casa Harry, va, che è meglio. Un altro funerale con la nonna Liz che con l’espressione da poker saluta con la manina ed Elton John che canta in cattedrale non l’avremmo proprio retto.
DIGLI DI SMETTERE DI BACIARMI!
Psicodramma Grottesco – ATTO UNICO
LE PERSONE DEL DRAMMA:
Madre Teresa
Povero malato di cancro terminaleLa scena:
Una stanza spoglia tranne pochi miseri giacigli a terra, ma pulita, a Calcutta.
Poche comparse, uomini e bambini, distesi sulla nuda terra o sui giacigli, chi immobile, chi contorcendosi e lamentandosi.
Entra MADRE TERESA e prende la mano del POVERO MALATO, che rantola in preda ad atroci sofferenzeMADRE TERESA (in piedi, guardando il pubblico): stai soffrendo come Cristo sulla croce, sicuramente è Gesù che ti sta baciando.
POVERO MALATO: allora, per favore, digli di smettere di baciarmi!
Fine del dramma
Tratto dal libro pluricensurato di Christopher Hitchens “La Posizione della Missionaria“ (1997).
Nel decimo anniversario della morte della prima “instant blessed” della storia della Chiesa, mentre Monsignor Romero sta ancora aspettando uno straccio di beatificazione dopo venticinque anni nonostante il martirio sull’altare, non si trova un misero secondo miracolo che porterebbe Madre Teresa alla promozione nella serie A dei santi ed è un guaio, perchè uno solo non basta.
Morta quasi all’unisono con la sua grande amica e santerellina Lady Diana, Madre Teresa di Calcutta, della quale oggi si rievocano solo i tormenti e i dubbi di credente, secondo alcuni non fu affatto una santa, o quanto meno, se raccolse milioni di dollari in offerte non li impiegò per migliorare le condizioni dei disgraziati che aveva in carico, visto che essi continuavano a cercare di non affogare nell’onda lunga di merda nella quale vivevano.
Questo mentre lei girava il mondo, rimaneva affascinata e affascinava a sua volta i potenti. Andava d’accordissimo con i grandi reazionari come la Thatcher e Reagan ma non le faceva schifo nemmeno frequentare veri e propri dittatori fascisti come quel grassone di Duvalier jr., aka Baby Doc di Haiti che ben ci ha raccontato il film “The Agronomist”, o il feroce Menghistu in Etiopia, per citare solo alcune delle “relazioni pericolose” della beata.
Il libro di Hitchens è il più forte atto d’accusa contro questa missionaria e un getto di vetriolo in faccia all’ipocrisia della Chiesa.
Dal sito della casa editrice Minimum Fax e dalla recensione di Radio Radicale del libro ivi presente:
“La Posizione della Missionaria descrive e documenta i seguenti fatti:
1) Madre Teresa ha accettato somme miliardarie dai tanti ingenuoni e marpioni, di ogni paese, che pensavano così di alleviare le pene dei più miseri e anche i propri sensi di colpa per la provenienza illecita del denaro. Non ha mai restituito un soldo delle somme donatele da truffatori condannati;
2) Non ha mai voluto usare questi soldi per migliorare le condizioni di vita dei degenti nei suoi centri, ha sempre professato infatti un disprezzo per le cose materiali, che però pagavano i poveracci in termini di disagio. Non ha neanche mai voluto investire i soldi per creare efficienti strutture ospedaliere e per acquistare moderni strumenti di diagnosi o cura;
3) Conseguentemente la suora e i suoi centri accoglienza non hanno mai curato nessuno. Per Madre Teresa di Calcutta la sofferenza (altrui) era un dono divino e pertanto riteneva di dover assistere, più che combattere, il trapasso dei suoi sventurati ospiti. Uomini, donne e bambini sono stati lasciati nell’incuria, (ma lei se li è curati i suoi malanni, ed in cliniche di lusso!)e segretamente battezzati in punto di morte;
4) Direi che è scontato menzionare il suo rifiuto bigotto della modernità, la sua assoluta contrarietà ad aborto, (storico l’appello alle donne violentate di Bosnia a tenere i figli della violenza subita). Ma anche qui con possibili eccezioni “pro domo sua”: Condanna del divorzio, ma approvazione espressa di quello del’”amica” Diana; contraccezione come sacrilegio, ma sodalizio con l’Indira Gandhi delle sterilizzazioni forzate delle donne indiane”.
Padre Pio almeno fece costruire un ospedale a San Giovanni Rotondo, lei invece preferiva tenere i suoi lebbrosi accatastati per terra perchè la sofferenza era un dono di Dio. Cosa ne facesse allora dei miliardi raccolti è un mistero che mi piacerebbe scoprire, assieme al senso che può avere una santità del genere: preservare la povertà come un valore invece di battersi per eliminare la peggiore piaga che affligge l’umanità.
In una delle ultime lettere, recentemente pubblicate, la suora scriveva: “Cerco Cristo ma non lo trovo”.
Càpita, a guardare solo i soldi.
DIGLI DI SMETTERE DI BACIARMI!
Psicodramma Grottesco – ATTO UNICO
LE PERSONE DEL DRAMMA:
Madre Teresa
Povero malato di cancro terminaleLa scena:
Una stanza spoglia tranne pochi miseri giacigli a terra, ma pulita, a Calcutta.
Poche comparse, uomini e bambini, distesi sulla nuda terra o sui giacigli, chi immobile, chi contorcendosi e lamentandosi.
Entra MADRE TERESA e prende la mano del POVERO MALATO, che rantola in preda ad atroci sofferenzeMADRE TERESA (in piedi, guardando il pubblico): stai soffrendo come Cristo sulla croce, sicuramente è Gesù che ti sta baciando.
POVERO MALATO: allora, per favore, digli di smettere di baciarmi!
Fine del dramma
Tratto dal libro pluricensurato di Christopher Hitchens “La Posizione della Missionaria“ (1997).
Nel decimo anniversario della morte della prima “instant blessed” della storia della Chiesa, mentre Monsignor Romero sta ancora aspettando uno straccio di beatificazione dopo venticinque anni nonostante il martirio sull’altare, non si trova un misero secondo miracolo che porterebbe Madre Teresa alla promozione nella serie A dei santi ed è un guaio, perchè uno solo non basta.
Morta quasi all’unisono con la sua grande amica e santerellina Lady Diana, Madre Teresa di Calcutta, della quale oggi si rievocano solo i tormenti e i dubbi di credente, secondo alcuni non fu affatto una santa, o quanto meno, se raccolse milioni di dollari in offerte non li impiegò per migliorare le condizioni dei disgraziati che aveva in carico, visto che essi continuavano a cercare di non affogare nell’onda lunga di merda nella quale vivevano.
Questo mentre lei girava il mondo, rimaneva affascinata e affascinava a sua volta i potenti. Andava d’accordissimo con i grandi reazionari come la Thatcher e Reagan ma non le faceva schifo nemmeno frequentare veri e propri dittatori fascisti come quel grassone di Duvalier jr., aka Baby Doc di Haiti che ben ci ha raccontato il film “The Agronomist”, o il feroce Menghistu in Etiopia, per citare solo alcune delle “relazioni pericolose” della beata.
Il libro di Hitchens è il più forte atto d’accusa contro questa missionaria e un getto di vetriolo in faccia all’ipocrisia della Chiesa.
Dal sito della casa editrice Minimum Fax e dalla recensione di Radio Radicale del libro ivi presente:
“La Posizione della Missionaria descrive e documenta i seguenti fatti:
1) Madre Teresa ha accettato somme miliardarie dai tanti ingenuoni e marpioni, di ogni paese, che pensavano così di alleviare le pene dei più miseri e anche i propri sensi di colpa per la provenienza illecita del denaro. Non ha mai restituito un soldo delle somme donatele da truffatori condannati;
2) Non ha mai voluto usare questi soldi per migliorare le condizioni di vita dei degenti nei suoi centri, ha sempre professato infatti un disprezzo per le cose materiali, che però pagavano i poveracci in termini di disagio. Non ha neanche mai voluto investire i soldi per creare efficienti strutture ospedaliere e per acquistare moderni strumenti di diagnosi o cura;
3) Conseguentemente la suora e i suoi centri accoglienza non hanno mai curato nessuno. Per Madre Teresa di Calcutta la sofferenza (altrui) era un dono divino e pertanto riteneva di dover assistere, più che combattere, il trapasso dei suoi sventurati ospiti. Uomini, donne e bambini sono stati lasciati nell’incuria, (ma lei se li è curati i suoi malanni, ed in cliniche di lusso!)e segretamente battezzati in punto di morte;
4) Direi che è scontato menzionare il suo rifiuto bigotto della modernità, la sua assoluta contrarietà ad aborto, (storico l’appello alle donne violentate di Bosnia a tenere i figli della violenza subita). Ma anche qui con possibili eccezioni “pro domo sua”: Condanna del divorzio, ma approvazione espressa di quello del’”amica” Diana; contraccezione come sacrilegio, ma sodalizio con l’Indira Gandhi delle sterilizzazioni forzate delle donne indiane”.
Padre Pio almeno fece costruire un ospedale a San Giovanni Rotondo, lei invece preferiva tenere i suoi lebbrosi accatastati per terra perchè la sofferenza era un dono di Dio. Cosa ne facesse allora dei miliardi raccolti è un mistero che mi piacerebbe scoprire, assieme al senso che può avere una santità del genere: preservare la povertà come un valore invece di battersi per eliminare la peggiore piaga che affligge l’umanità.
In una delle ultime lettere, recentemente pubblicate, la suora scriveva: “Cerco Cristo ma non lo trovo”.
Càpita, a guardare solo i soldi.
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A mammà, ossia alla Regina, Camilla non piace, nonostante sia matura, amante appassionata e sia un vero appoggio per suo figlio. No, mammà vuole per lui una vacua, giovine spendacciona che lo renda perfettamente infelice.
Dopo aver sgamato per una decina d’anni il matrimonio il Principe Racchio alla fine capitola e viene indetta la gara d’appalto per trovare la sposa perfetta. Lui prova a dire a mammà: “Ci sarebbe Camilla già bell’e pronta…” ma la vecchiaccia non vuole sentire ragioni. Dev’essere aaalta, beeellla, giovane e vergine. Su quest’ultimo punto il Principe non può proprio dir nulla. La data dello spulzellamento della sua amata Camilla si perde nella notte dei tempi.
L’appalto se lo aggiudica una ragazza che si chiama Diana come le sigarette e ha l’espressione di colei alla quale bisogna insegnare tutto dell’amor. Come regalo di fidanzamento si accontenta di un modesto anellone con zaffiro grosso e pacchiano che potrebbe benissimo servire ad un camionista per abbagliare l’autovelox. Tutta timidina e con la guancia perennemente arrossata di virginale pudore, si aggrappa alla zampa del Rospo mettendo bene in mostra l’anellone per i giornalisti e intanto comincia a fare i suoi conti: “La vecchia non potrà campare in eterno. Quando lui sarà Re io sarò la Regina e Elton sarà il gran ciambellano. Il principe sarà pure racchio, ma vuoi mettere come farò la mia porca figura con la corona?”
Che c’è una Camilla tra di loro lo sa benissimo, ci ha fatto già il suo bel pianto, ma confida nel fatto che nelle favole non si è mai visto un Principe preferire una strega ad una Principessa beella e aaalta.
Il giorno delle fastose nozze in mondovisione, la bistrattata Camilla, soffocando chissà quante lacrime, prende lavoro a maglia e Settimana Enigmistica e va a sedersi sulla riva del fiume preparandosi ad una lunga attesa.
Come volevasi dimostrare, il matrimonio è un inferno. La sposa è più perfetta di quanto la Regina non sperasse.
Nonostante la nascita di due principini, uno dei quali è forse troppo somigliante ad un amico della mamma, disgraziatamente riconoscibilissimo perché rosso malpelo, il Principe Racchio non demorde e appena ha un minuto di tempo tra il non far nulla e il non fare un cacchio, scappa da Camilla. Insieme cavalcano, in tutti i sensi, fanno giardinaggio, strigliano i cavalli, lui parla con le piante e lei lo asseconda senza richiedere il T.S.O. Si scambiano perfino le sottane. Sono culo e camicia.
Intanto la Principessa snobbata diventa sempre più triste, ma così triste che nemmeno quattordici amanti riuscivano a consolarla.
Un giorno, stufa del continuo tradimento del Principe, (i suoi non sono veri tradimenti, sono solo amici che cercano di tirarla su), si veste tutta di nero, prende mastella, Marsiglia, Omino Bianco e ammorbidente e, smunta dai continui digiuni, va in televisione a lavare 6 o 7 chili di panni sporchi della famiglia reale.
Quella grandissima cornutazza di mia suocera è una vecchia insopportabile, mio suocero è uno stronzo e pure nazista, i cortigiani dei bastardi che si rubano l’argenteria, mio marito un farabutto e io sono tanto triste. Tutto il popolo piange con lei. La regina comincia a convincersi di aver preso una colossale cantonata ma preferirebbe essere rinchiusa nella Torre, che ammetterlo. Camilla, sulla riva del fiume, è intenta a risolvere il Quesito della Susi.
Come è finita lo sappiamo. La principessa triste muore e alla regal suocera tocca pure di andare al funerale a sentire Elton il ciambellano mancato che strimpella il piano in cattedrale.
Passano gli anni e l’amore di Racchio e Camilla è sempre più forte. Che sia una delle storie d’amore più commoventi degli ultimi secoli ormai lo ammette anche la vecchia che, un giorno, chiama suo figlio e gli dice: “E sposati ‘sta Camilla, va.”
Sono giorni di giubilo nel regno dell’Incontrario quando finalmente, dopo anni e anni di sofferenze e forzata separazione Racchio e Camilla si sposano, con la benedizione della vecchia, dei principini e del popolo che non solo approva ma vorrebbe Camilla addirittura regina.
Della bella principessa triste e defunta non si parla più tranne che su Retequattro a tarda notte tra una televendita di materassi e l’altra di pignatte, e a dieci anni dalla morte non si trova più neppure uno scandaletto piccolo piccolo sul quale far uscire l’ennesimo libro.
Un fiore sulla tomba, una schitarrata di un manipolo di vecchi tromboni rocchettari allo stadio di Wembley con i principini che aizzano il pubblico: “Siete già caldi, oh yeah!?” e bon, ci siamo tolti anche questo pensiero.
E vissero tutti felici e contenti.