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Per non farci mancare nulla e se non ve ne foste ancora accorti, oramai l’eversore piduista si esprime soltanto, come Bin Laden, attraverso videomessaggi minacciosi nei confronti delle istituzioni, come ha scritto oggi anche Luca Telese sul “Fatto”.
Per completare il profiling, non è che questo Osama della Brianza, oltre ad essere narcisisticamente fuori controllo, dopo tutte le recenti frequentazioni, stia flippando del tutto identificandosi irrimediabilmente con Gheddafi (il Bin Laden degli anni ottanta), come Norman Bates di “Psycho” si era identificato con sua madre?
Prima l’harem, le danze del ventre, una concezione di Stato più come sultanato spinto che come democrazia occidentale e ora il comportarsi da alqaedista con i proclami deliranti e i seguaci che si farebbero esplodere per lui. Beh, non esageriamo, esplodere per finta, sempre a pagamento o comunque se riescono a farci su una bella cresta.
E’ finito in un’inchiesta nata per caso da un suo comportamento maldestro e dettato dal suo essere oramai fuori controllo, ossia dalla telefonata in Questura a Milano per far liberare “la nipote di Mubarak”, in realtà la sua amichetta minorenne, e ora si comporta come un colpevole che sa di esserlo ma urla “Non avete le prove, fottetevi!”, come solo i colpevoli fanno. Manca solo il “siete tutti chiacchiere e distintivo”.
Perché sarà pure innocente fino a prova contraria, la presunzione di innocenza e tutto quello che volete ma non si riesce a credere che uno che insulta i giudici a quel modo sia proprio puro siccome un angelo.
Berlusconi crede che qualsiasi cosa detta in televisione possa diventare automaticamente la verità. La sua, ovviamente. Così va in onda tutto pittato e con l’occhio già in rigor mortis a dire che ci ha la morosa, come se avesse ancora quindici anni. E noi dovremmo crederci. Come se avere una morosa o una moglie avesse mai impedito ad un uomo di andare a puttane. “Ma lei era presente”, dice. Come se a volte non fosse proprio la moglie a stare alla cassa nei casini.
Non solo, ma manda in onda colei che è stata una dozzina di notti a casa sua e gli ha fatto un centinaio di telefonate, quella che nell’agenda di una collega era catalogata nientemeno e senza mezzi termini come “Rubbi troia”, nell’apposita trasmissione dell’utile cicisbeo, ad asciugarsi la lacrimuccia con il ditino dall’unghiona ad artiglio e a sparare cazzate lacrimogene come da illustre suggerimento. Certo, noi dovremmo credere ad una che, essendo comunque inequivocabilmente stata a casa sua di notte, ancora minorenne, potrebbe aver preso dei soldi da lui per tacere e negare, lei dice addirittura cinque milioni di euro.
La sua corte dei miracoli mobilitata su tutti i canali per difenderlo va compatita. Il vecchio sgancia e, come dicono le baldracche a pensione completa del suo harem, “finchè c’è lui io mangio”.
I suoi camerieri, reggicoda, lacché, zoccole redente da un posto in Parlamento o in qualche provincia di Berlusconia, posto comunque fisso e dallo stipendio da decine di migliaia, servi e sguatteri scribacchini, azzeccagarbugli che campano delle infinite parcelle che lui gli procura, e tutti coloro che in questi giorni lo difendono, formano una varia fauna di parassiti sempre più molesti. Madame rifatte che metterebbero la topa sul fuoco per lui. Nullità miracolate da un ministero, fortuna che non gli capiterà più al mondo, che sputano sulla Costituzione e sulle leggi, convinti che il capo li proteggerà sempre. Liberi, per il fatto di essere schiavi del sovrano, di mettersi le dita nel naso in pubblico.
Altro discorso sono coloro che, dall’altra parte dello schermo televisivo, nonostante tutto lo difendono, che lo difenderebbero anche se lo vedessero squartare un bambino di due anni e cibarsi delle sue cicce. Coloro che da sempre confondono la fascinazione per il criminale con l’ammirazione per un leader.
Una ragazzina manca da casa da giorni e non si sa che fine abbia fatto ma questo è un giallo alla rovescia, un giallo il cui nastro sta scorrendo all’indietro, facendo percepire suoni sinistri ed inquietanti, come quei rock satanici che si dice siano nascosti nelle innocue canzonette.
L’unica cosa certa è che la ragazzina è sparita, non si trova. Non abbiamo ancora formalmente un delitto né un movente preciso perché manca la cosa più importante, la vittima, il cadavere.
Ma è poi così importante avere un cadavere se questo è un giallo all’incontrario, dove si parte dalla pena di morte inflitta all’indiziato anzi, a tutta la categoria alla quale appartiene e, con il tasto premuto del rewind, scorrendo tutta la vicenda all’indietro, forse ad un certo punto troveremo il momento del delitto? Ma ci importa veramente di sapere come è andata se sappiamo già chi è stato?
“I lavoratori extracomunitari sono senz’altro persone oneste, ma siccome il sospetto per il diverso è sempre un sospetto radicato, qualcuno di loro si faccia avanti per togliere questi retropensieri”.
Meno male che lo studio attento della plastinazione della sua faccia in stand bye botulinico ci distrae dalle idiozie che è capace di dire. Doveva volerle molto bene suo marito quando le ha fatto un naso del genere. Oppure ha approfittato della narcosi (finalmente zitta) per vendicarsi a mezzo bisturi. Non so cosa avesse prima al posto di quella specie di naso ma in questi casi mi viene da dire: meglio la nostra naturale deformità. Se spendi migliaia di euro tra botulini e chirurghi e finisci come sosia della faccia di plastica di una pupazza, in questo caso Lady Penelope dei Thunderbirds, un telefilm a bambocci animati degli anni ’70, qualcosa non deve aver funzionato.
Intendiamoci, ci tocca gridare al miracolo perchè un TG dà le notizie, ossìa fa il suo dovere, ma intanto, ridendo e scherzando, grazie a Mentana abbiamo ora la possibilità di scegliere tra addirittura quattro TG non di stretta osservanza nanofila: il vecchio e un po’ saponificato TG3, RAINews di Corradino Mineo, SkyTG24 e l’ultimo nato, il TG de La7, appunto. Roba da far gridare il nano al complotto demo-pluto-giudiziario-comunista. Addirittura quattro rematori contro. Manca solo Peppiniello Di Capua a fare “Oh ooh, oh ooh!”
Intanto su RAIUNO il direttore Minzolini prosegue indisturbato nell’opera di demolizione controllata del TG1 nella generale meraviglia di chi osserva gli ascolti di quel ben mediocre TG calare. Non capisco qual’è il problema. Lui, poer nano, sta solo eseguendo gli ordini. Gli hanno detto: “Vai e stai attento a non danneggiare Mediaset”.
In fondo, la disfatta dello share è un buon segno. Meno spettatori al TG1, giustamente disgustati dai minzolingus propinati senza alcun pudore all’ora di cena mentre si sta a tavola con i bimbi, potrebbero diventare meno voti per il nano Putiniere. Alla fine, per non danneggiare l’azienda, si è finito per fotterne il padrone.
Dai, Augusto, che vai forte. “Oh oooh, oh ooh…”

Visto però che il capobranco, cogliendo opportunamente la palla al balzo, pensa già ad una leggina (ad idiotam?) che permetta a chicche essìa di presentarsi in lista senza quelle noiose pastoie burocratiche tipo “consegnare la documentazione entro le ore 12,00”, che a lui fanno venire il prurito dappertutto e soprattutto lì, ecco che il sospetto che si sia cercato l’incidente per creare il pretesto nasce spontaneo a chi è abituato, azzeccandoci, a pensar male.
Secondo episodio. Il tribunale di Milano dice con largo anticipo a Berlusconi che il 1° marzo dovrà presentarsi per un’udienza che lo riguarda. Logica vorrebbe che a suo tempo Berlusconi, nella sua agenda, tra una passerina e l’altra, sulla pagina del 1° marzo avesse scritto “udienza a Milano”, sottolineandola con l’evidenziatore.
Invece no, pur sapendo che il 1° marzo avrebbe dovuto presentarsi in tribunale, lui fissa il consiglio dei ministri proprio il 1° marzo, facendo dire poi ai suoi giaurri prezzolati che lui non può, che c’ha il legittimo impedimento di ‘sta fetusissima minchia. Un altro capriccio, un’altra impuntatura che però certifica l’assoluta incompatibilità di quest’essere con le regole, le leggi e la convivenza democratica.
Terzo episodio, il bavaglio alle trasmissioni giornalistiche della RAI, sempre con una misera scusa, quella della par condicio, con in più la novità assoluta dell’apposizione della museruola ai cani da riporto e da compagnia del cavaliere, quelli abituati a salivare copiosamente al solo sentir nominare il padrone. In pura linea teorica per un mese intero Vespa e Scodinzolini dovranno far finta di essere obiettivi. La vedo dura ma può darsi che Pavlov venga smentito clamorosamente.
Allora, secondo voi qual’è la baggianata più clamorosa delle tre: gli inglorious radicals, le cavallette che hanno impedito al cavaliere di recarsi a Milano o la RAI improvvisamente obiettiva per un mese?


Ormai non è un mistero che si trovi più a suo agio nei paesi a tradizione dispotica, passata o presente, in quanto gli permettono di affinare le sue tecniche da dittatorello in pectore.
Il nuovo editto di Sofia non ha riguardato i soliti giornalisti-contro ed i comici ma direttamente la Costituzione, la Giustizia e i giudici che osano ed oseranno mettergli i bastoni tra i tacchi e tra i conti in banca, ora che gli hanno tolto il Lodo Angelino.
Ormai sembra l’Hitler di Tarantino: “Nein! Nein! Nein!”. Picchia il pugno sul tavolo e subito dopo si strugge perchè esiste qualcuno immune al suo fascino slavo. Per esempio i giudici che si ostinano a perseguitarlo per le porcate che ha combinato in passato. Ma Cristo, perchè non mi amano tutti visto che sono buono e giusto?
Poi se l’è presa con la RAI, cioè con l’azienda che gli sottrae una parte della torta pubblicitaria che, ingordo com’è, vorrebbe mangiarsi tutta da strozzarcisi. Ha incitato gli italiani a non pagare il canone, cioè a commettere un reato amministrativo.
In omaggio all’editto v.1 doveva telefonare a Santoro ma poi ha rinunciato.
A proposito. L’altra sera ho tentato di guardare “Anno Zero” ma ho rinunciato. E’ impossibile seguire un qualsiasi discorso visto che bisogna sopportare l’insopportabile azione di disturbo dei guastatori imposti dal padrone. La chiamano par condicio e contraddittorio ma è solo una presa per il culo.
E poi c’è un’altra questione che rende impossibile seguire la trasmissione.
Non è il fatto che sono lì apposta per disturbare, che “gli hanno fatto il corso” come ha detto Santoro, che dicono le loro papiminkiate e poi ridono compiaciuti come bambini che giocano con la loro cacca. Non è quello. E’ una questione proprio di pelle, oserei dire. Ti sforzi di pensare che a Milano ci sono anche persone simpatiche ma ascoltare la cantilena spetasciata di Castelli e Mavalà fa diventare razzisti di brutto. Roba da Forza Peste.
A proposito di lasciar parlare gli altri, di dialettica e discussione.
Mi piacerebbe domandare alla vestale custode del sacro fuoco della Par Condicio, l’Apposito Maurizio Gasparri: ‘A Gaspa’, quale contraddittorio era stato predisposto l’altra mattina per il giudice Mesiano, sottoposto a vero e proprio sciacallaggio a mezzo radiotelevisivo dai picciotti mediatici del padrone d’Italia su quella cloaca minima che è Italia1? No, perchè noi non l’abbiamo visto. Che fine aveva fatto? Era uscito un attimo? Era andato al cesso?
Ha ragione Michele Serra. Quella specie di servizio giornalistico, quella vera e propria merda di lacchè, altro che d’artista, era una cosa spaventosa. Non tanto per la tecnica da “sappiamo quale negozio di barbiere frequenti” e “ti teniamo d’occhio” ma per lo zelo impiegato dal viceGaulaiter del “Giornale” e dal conduttore Bracchino (nel senso di piccolo cane da riporto) nel dileggiare un giudice, un’autorità dello Stato. Forse, come dice Serra, è stato un semplice esercizio di zelo e leccaculismo avanzato ma purtroppo nei giorni scorsi Iddu in persona, accompagnato dalle voci bulgare, aveva preannunciato “ne sentirete delle belle” sul medesimo giudice. Quindi sembra un lavoretto su commissione. Quando la mamma comanda il picciotto va e fa.
Il dottor Mesiano, lo ricordo, è il giudice che ha fatto piangere Marina Berlusconi al pensiero di dover cacciare 750 milioni di euro, di 32 mila che lei ne ha. Milioni che sono stati sottratti alla CIR di De Benedetti, secondo quanto ha stabilito la sentenza di risarcimento, grazie al famigerato Lodo Mondadori. Si tratta semplicemente di restituire il maltolto e l’indebito guadagno ma la cotanta figlia ci soffre più che se le avessero strappato le unghie appena laccate. Minaccia già, come è tipico della categoria quando viene toccata nel nervo della scarsella, licenziamenti e tagli.
Prima il linciaggio di Veronica sul Giornalaccio, poi quello degli avversari su tutti i mezzi di informazione a disposizione. Non si guarda in faccia nessuno. Lui vuole i suoi cento scalpi e li avrà. I bastardi che glieli procurano di certo non gli mancano.

Mi scuso con i lettori ma devo proprio citare Vittorio Feltri, mettete a letto i bambini:
“Per quale arcano motivo devo passare del denaro agli imbonitori della sinistra che insultano coloro i quali non la pensano come loro, li diffamano e li descrivono quali nemici della democrazia? Già l’idea in sé di un abbonamento imposto ai telespettatori è assurda in un mercato basato sulla concorrenza; se poi quell’abbonamento non è legato a una scelta – come è il caso di Premium o di Sky – bensì alla sola proprietà di un televisore, non ci sto. Non ci sto perché ci sono programmi che non voglio vedere né giustificarne la messa in onda contribuendo a finanziarli.”
Lo so che il relativismo è una cosa brütta-brütta che fa tanto soffrire il santo padre, ma vorrei dire ai boicottatori a pelo folto che lavorano per il re di Arcore-Prussia, che il discorso si potrebbe facilmente rovesciare. Io non pagherei più il canone perchè non sopporto il TG1 e considero Minzolini, Vespa e relative compagnie di giro dei faziosi e mi scoccia assai dover pagare i cento euri per loro, guarda un po’!
Caro (visto lo stipendio) Feltri, l’arcano motivo di cui parla si chiama democrazia. Io, per esempio, non sopporto Italia1, Retequattro e Canale5.
Ebbene, mi basta evitare accuratamente di guardarli, punto. Non mi fa piacere che milioni di italiani si spappolino i neuroni guardando ore e ore di pubblicità inframmezzata da culi-tette-culi-tette-tette-culi-maria de filippi, ma la democrazia impone che non si possa impedire ai suddetti di farlo.
Però, perlamatrioska, se io non chiedo la chiusura di “Lucignolo” per manifesta indegnità, perchè si dovrebbero chiudere i programmi di Santoro, Fazio, Gabanelli, Dandini ecc.?
Perchè sono contro il governo? Ma dove siamo, nel paese dei figli di Putin?
Per dirla tutta, non guardo nemmeno quei programmi perchè Santoro lo trovo noioso, Fazio paraculo (amo solo la Littizzetto), la Dandini mi sta sui maroni per la voce e perchè se la tira da intellettuale, e di tutti salvo solo la Gabanelli perchè è l’unica che fa le inchieste come “60Minutes”.
Caro (nel senso di costoso) Feltri, la sua richiesta di rimozione del canone RAI è più pelosa di un visone di Fendi.
Innanzitutto lei gioca sull’equivoco perchè i cento euro che paghiamo all’anno non sono l’abbonamento alla RAI, come i 50 e rotti al mese per Sky, ma appunto quell’ottocentesca gabella che tassa il possesso dell’apparecchio televisivo e che, sono d’accordo con lei, non si è mai vista nemmeno nell’ultima delle Repubbliche Sovietiche. Se io acquisto un televisore perchè poi dovrei pagarne l’utilizzo? Allora perchè non succede lo stesso con il frigorifero?
Detto che è un’iniqua gabella che paghiamo anche, paradossalmente, per tenere acceso il televisore su “Studio Aperto”, visto che è una tassa sul possesso dell’apparecchio, che c’entra questo con il fatto che non si deve più pagare per non dare soldi alla sinistra ed ai suoi imbonitori, come li definisce? Ribadisco, non si dovrebbe dover pagare nemmeno per Vespa, Minzolini e la Claretta Petruni, allora.
Non le piace un programma e non le basta girare canale o spegnere, come faccio io quando vedo la Parodi e le pentole di Mastrota. No, lei vuole proprio eliminare il programma ed il conduttore. Impedirgli di lavorare e guadagnarsi da vivere. Complimenti per il liberalismo.
Vogliamo dire la verità? I soldi che arrivano alla RAI dal canone sono solo una parte dei suoi introiti, visto che l’evasione dello stesso è una piaga secolare. Per il resto c’è la pubblicità. Togliendo il canone, la RAI ne avrebbe un grave danno economico, dovrebbe ridurre le spese, fare programmi più scadenti e la pubblicità, di conseguenza, si sposterebbe sulle reti Mediaset, ovvero sulle televisioni di proprietà del suo datore di lavoro, caro (ovvero oneroso) Feltri.
Il quale, già padrone del digitale terrestre grazie ad un provvedimento ad hoc che ha rifilato i decoder del fratellino nelle case degli italiani praticamente a gratis ma sui quali già ci vuole la tessera a pagamento, si appresterebbe forse a diventare l’unico padrone della TV (a parte l’avamposto degli uomini perduti La7 e la Sky di Murdoch).
Gli italiani beoti abboccano al trappolone dell’ingiusta gabella e accorrono al richiamo dell’evasione della tassa. Quale dolce musica per gente che già considera un furto il bollo auto e quando trova la multa sul parabrezza la getta nel cestino dei rifiuti. E’ questo l’italiano modello che piace ai giornali infeltriti ed ai loro padroni.
Non sanno gli italioti che il futuro della TV generalista è segnato e che un domani sarà tutto a pagamento, anche Beautiful e il Grande Fratello.
Vi siete chiesti perchè la tv a gratis fa così schifo? Perchè è più dannosa dell’ecstasy per i cervellini che la guardano?
Perchè lo scopo è rendere appetibile il sistema a pagamento. Ma, ecco il colpo di scena, visto che anche sul DT e sul satellitare ormai c’è più pubblicità che sulla tv a gratis, si andrà a finire che, un domani, gli italiani ormai assuefatti alla loro dose giornaliera di stronzate inframmezzate da pubblicità, dovranno pagare per averla. Non più allo Stato ma ad un privato, il loro amato Berlusconi, diventato pusher unico di ecstasy televisiva tagliata male.
Un giornale serio avrebbe chiesto non di eliminare il pluralismo dalla RAI, ma di eliminarne la lottizzazione politica, come da tempo si auspica.
Perchè non si chiede di eliminare la pubblicità dalla RAI e farla diventare veramente un servizio pubblico come la BBC, dove la gestione dell’azienda è fatta non da dirigenti guastatori provenienti dalla concorrenza ma da professionisti dello spettacolo e basta?
In Spagna hanno tolto la pubblicità dalle reti pubbliche e gli ascolti sono aumentati. Lo ha fatto anche Sarkozy in Francia. La gente apprezza una televisione meno mercificata e più informativa. Sembra impossibile ma disintossicarsi dal film interrotto ogni dieci minuti da dieci minuti di pubblicità si può. Ci si potrebbe e anche disintossicare dall’ossessione della par condicio, dal dibattito con obbligo di Mavalà e Gasparri, dalla scemenza che “un servizio pubblico non può parlare male del governo”.
Il problema è che forse una televisione più seria, veramente depoliticizzata ma in grado di offrire le più varie opinioni confidando solo nella maturità dello spettatore nel giudicarle, senza tette e culi gratuiti e insopportabile pubblicità, danneggerebbe gli interessi in conflitto del presidente del consiglio?

Si sa, quello non è più un telegiornale, è un Telegiornale Duce con tanto di aquilotto ma è come Silvio e i suoi volonterosi scherani vorrebbero che fosse l’informazione in Italia: un unico inno alla grandezza del piccoletto.
Così, quando sento il direttore generale della RAI dire questa enormità che andrebbe scolpita sulla lapide posta sulla tomba della pluralità di informazione: “
“Occorre una riflessione sul servizio pubblico, che deve essere plurale. Ma nella mia carriera che mi ha portato a girare molti paesi del mondo non ho mai visto programmi anti-politici. Non ho mai visto all’estero reti di servizio pubblico che facciano programmi apoditticamente contro”.
mi tocca ribadire che non possiamo fare a meno di Santoro, nonostante faccia trasmissioni francamente pallose ed abbia perso lo smalto di “Samarcanda”.
Non esiste proprio che qualcuno debba decidere cosa io posso o non posso guardare.
Non vi piace “Annozero”, vi sta sul culo Travaglio, strangolereste Santoro con una calza di seta? E allora? Guardatevi Chuck Norris, leggetevi un manga, gettatevi da una rupe ma non rompete con la storia del Servizio Pubblico. Anche un telegiornale come il TG1 non dovrebbe comparire sul Servizio Pubblico perchè è insopportabilmente e odiosamente fazioso in senso ceauseschiano. Io non guardo “Annozero” perchè non mi va di sorbirmi i dibattiti con obbligo di Facci, Belpietro e Ghedini, ma se una sera putacaso mi andasse di guardarne una puntata, per i cento euro che verso a Masi ogni anno, esigo di vederlo. Anzi, dirò di più. Esigo di vederlo senza la presenza degli insopportabili parcondicisti che, mentre si tenta di fare un ragionamento, urlano “Mavalà, mavalà, mavalà, mavalà!” coprendosi le orecchie.
Parlando di programmi antipolitici (un eufemismo che significa antiBerlusconi, perchè se fossero antiDiPietro sarebbero benedetti e vincerebbero i telegatti), non so quali paesi abbia visitato Masi ma negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono due conduttori di talk show, Jay Leno e David Letterman, che persino durante la guerra in Iraq hanno continuato a dirne da forca e da galera su G. W. Bush.
Gli sembrerà strano ma sono ancora lì a collezionare ascolti da paura, ed il fatto che ci sia Obama alla Casa Bianca non impedisce loro di continuare a fare satira sul potere.
Ah, ovviamente, nonostante gli dessero del cretino praticamente ogni sera, con il pubblico che si sganasciava dalle risate, Bush non si è mai sognato di accusarli di fare un uso criminoso della televisione perchè di lì a poco avrebbe visto arrivare l’ambulanza e gli infermieri a portarlo via.
Quando Clinton fu messo alla gogna per il caso Lewinsky nessuno si sognò di pretendere di oscurare pudicamente l’inchiesta e di definirlo gossip. I vestitini blu con le macchie di DNA presidenziale finirono su tutti i media e il presidente rischiò la cadrega.
Se Masi si riferisce alla Russia di Putin invece, mi sento quasi di dargli ragione. Là i giornalisti scomodi e che fanno domande vengono addirittura liquidati fisicamente.
Gli zelanti che se la fanno addosso dal terrore di dispiacere al duce si occupano ormai in pianta stabile del lavoro sporco di additare e condannare chi osa dare del nano al nano.
Ormai lui infatti gli editti bulgari non si scomoda più ad emanarli. Ci sono gli appositi araldi e le sue numerose badanti, per questo.
Il nano-ministro-curie Scajola, quello del rompicoglioni a Marco Biagi, non sopporta che cinque milioni di telespettatori abbiano finalmente conosciuto la signora D’Addario, della quale i telegiornali avevano accuratamente nascosto l’esistenza finora, mentre chi frequenta Internet ne conosce anche la taglia di reggiseno.
Così vuole un’inchiesta non su ciò che ha rivelato la escort ma su chi ha osato intervistarla.
L’unica cosa che dovrebbe interessare gli italiani è se questa signora dice la verità o mente (ed in questo caso perchè) e se dietro al conclamato frullo di passere a pagamento nelle residenze del premier non vi fosse dell’altro. Droga, per esempio, visto che i pappa indagati sono anche indagati per spaccio.
La magistratura indaga ma la stampa ha il diritto di informare il popolo di ciò che accade nelle stanze del potere. Comprese quelle ovali e da letto.

“Quindici casette finanziate dall’operazione “24 ore per l’Abruzzo” del Gruppo 24 Ore. Il piccolo borgo di Onna, costato 5 milioni di euro, finanziato dalla Croce rossa e realizzato dalla Provincia autonoma di Trento, è costituito da 47 casette bifamiliari, per un totale di 94 appartamenti da 44 a 77 metri quadrati.Quindici di queste opere sono state finanziate con i fondi raccolti con l’operazione «24 Ore per l’Abruzzo», nella quale il Gruppo 24 Ore, in collaborazione con la Croce rossa italiana, ha raccolto la somma di 603mila euro.Si tratta di donazioni dei lettori, dei dipendenti, degli investimenti pubblicitari effettuati dalle aziende sul Sole 24 Ore il 25 aprile, del contributo del Gruppo 24 Ore.”
Un’iniziativa privata, nata dalla collaborazione degli aquilani con i trentini che, con un’orrenda terminologia comunista, una volta avremmo definito autogestione, con la quale il premier non c’entra un beneamato.
In un trafiletto, la cronaca dell’incontro con un aquilano che gli ha gridato: “Grazie Silvio per ciò che hai fatto, io sono anni che combatto il comunismo!”
Questa è la carta stampata dei farabutti che ce l’avrebbero con lui. Il giornale più letto nella “rossa” Emilia Romagna. E la “Voce di Romagna” è anche peggio.
Eppure, nonostante il possesso dei mezzi di comunicazione e lo zelo dei suoi lecchini, la gente non è disposta ad ascoltarlo una intera serata, come le sue abituali 30ragazze30.
La gente si rompe i coglioni a sentire uno che parla per più di tre minuti. Per giunta sempre delle stesse cose. Qualcuno glielo ricordi, se passa dal bunker.
Ed infine, per colmo di sventura, al vecchio gallo, per una sera sprovvisto di galline d’accompagnamento, le casalinghe, di Voghera e non, hanno preferito Gabriel Garko, ovvero uno più giovane e più bello di lui. Ditegli anche questo, ma con delicatezza.
(N.d.A. Il titolo è un omaggio alla bellissima commedia fiorentina “Gallina Vecchia” di Augusto Novelli, storia di una ricca ed anziana donna con l’ossessione di invecchiare e la passione per i giovanotti.)