You are currently browsing the category archive for the ‘pedofilia’ category.
Nel sistema silviocentrico Vittorio Feltri è un satellite che, se dovesse esplodere il pianeta Silvio colpito dalla Morte Nera, si perderebbe miseramente nello spazio assieme alle sue perfidie a mezzo stampa. Bisogna capirlo quindi se si butta a corpo morto a difendere l’indifendibile gettando merda a palate su quelli che considera gli avversari da colpire. Silvio vuole i suoi cento scalpi al giorno e Vittorio glieli fornisce ancora belli sanguinanti.
“Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione. Le donne, da questo punto di vista, sono notevolmente più sensibili.”
Rimuoviamo il velo ipocrita dal povero corpo di Sarah e scopriamo la verità: una bimba è morta perchè al suo posto si è scelto di salvare la famiglia. Quella famiglia maledetta che copre i mostri, li protegge, li difende a spada tratta, sacrificando i bambini loro vittime sull’altare dell’omertà e che ora, dicono, potrebbe turbarsi di fronte ad una madre che, in diretta tv, finalmente apre gli occhi sul marcio che si nascondeva dentro casa.
Mandate a letto i bambini, si parla di cosa potrebbe succeder loro.
Cara Sarah ancora bambina, provo solo tanta rabbia a vederti andar via, rabbia perchè non ti hanno saputo difendere, perchè non hai trovato nessuno a cui veramente poter confidare le tue paure.
Povera piccola vittima di mafia.
Quella mafia tutta femminile, fatta di faide generazionali, di consapevolezza di abusi perpetrati in assoluta impunità dalle figlie alle nipoti, dove a volte si fanno perfino delle scelte, quella no, non la devi toccare, quell’altra si, tanto non vale niente, non è mia figlia, è di quell’altra.
Donne d’onore che alle bambine violentate o solo fino a quel momento minacciate di violenza non credono e che non sono capaci di difendere, perchè preferiscono tenersi accanto nel letto i loro padroni maiali che non le toccano più perchè sono già passati alla carne più fresca di famiglia. Madri, zie, sorelle, cugine che sanno e tacciono, che sono perfino gelose delle molestate e che a volte sanno benissimo di lasciarti sola con colui che ti rovinerà la vita ma non fanno niente per evitarlo.
Lo zio mostro poteva essere fermato. Era debole, un vecchio, vigliacco al punto di prenderti quando non potevi più dire no. Se non ti avesse dovuto uccidere avrebbe continuato con altre e sarebbe morto con il prete sull’altare che diceva quanto era bravo e lavoratore questo pater familias. Con le parenti violentate a piangere sulla sua dipartita.
Nessuna donna si libererà mai della violenza in famiglia se le altre femmine non la smetteranno di tenerla ferma mentre il maschio padrone la violenta. Siete responsabili, siete colpevoli, siete corree, altrettanto spregevoli di chi abusa. Non avete attenuanti. Eppure sapete essere iene quando volete, gliel’avreste saputa far pagare se solo aveste voluto.
Non dite che non sapevate. Non si nasconde il sangue di una bambina, il dolore fisico, la piscia a letto fino all’adolescenza, quella tristezza e morte di vivere che ti rode l’anima, quella paura che non ti abbandona mai.
Un abuso non si nasconde, lo si può solo seppellire soffocandolo.
Sarah, bimba anche un poco mia, forse hai dovuto morire perchè se avessi parlato non ti avrebbero creduta, perchè avrebbero dovuto raccontarne molte altre di storie e sono cose che non si raccontano, anzi, si negano con tutte le forze. Poi ti avrebbero emarginata, estirpata dalla famiglia, bollata come pazza. Chi tradisce il parente pedofilo, come nella mafia, è un infame.

Le carote se le prendono le vittime.

“In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli? ”. Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. ” (Matteo, 18,1-10)
Il Cristo Morto quindi. Al funerale di un Dio che ha avuto il coraggio di farsi uomo ci si dovrebbe presentare con compostezza e sobrietà ma l’oro delle vesti, la ricchezza degli ornamenti, lo sfarzo, lo sfoggio del potere, la vanità, contano più del sacrificio di un Dio e fanno sicuramente più colpo sul popolino di un ebreo che voleva cambiare il mondo in meglio. Quando si dice voler rubare la scena.
Gli ebrei però, in certe occasioni speciali, per la Chiesa della Vanità, sono come la serva, servono. Ed ecco quindi dimenticare secoli di connivenza con l’antisemitismo, di ghetti e “perfidi judei” citati proprio nei riti di Pasqua e, trovandosi con le spalle al muro per uno scandalo vergognoso come quello di migliaia di casi di bambini torturati che finalmente ricordano, parlano e denunciano, lasciare che un predicatore francescano, tale Cantalamessa – nomen omen – sventolando una fantomatica lettera di solidarietà alla Chiesa “di un amico ebreo”, paragoni “l’attacco” al Santo Padre all’antisemitismo.
“Oplà”, ho detto, quando ho sentito questa cosa al TG di Sky, “ora viene giù l’ira di Dio”. Infatti , più che giustamente, il mondo ebraico si è risentito.
Avesse detto che, nell’orrore della pedofilia, la sofferenza dei bimbi è paragonabile all’antisemitismo magari poteva starci ma dire che i carnefici sono delle vittime, permettendo a dei laidi schifosi pedofili di farsi scudo delle vittime degli olocausti antiebraici provocati nei secoli anche dall’antisemitismo cattolico, non è solo osceno, è una bestemmiona in diretta in mondovisione sparata dal cuore del cattolicesimo. Di fronte al Cristo Ebreo Morto, per giunta. Quello che i pedofili li avrebbe volentieri gettati in fondo al mare, facendo un’eccezione alla sua bontà e al perdono che riservava a tutti gli altri peccatori. Quando si dice che un Dio perde la santa pazienza.
Invece ecco la sfida, il porsi al posto di Dio nel giudizio, la sfrontatezza del peccatore incallito di fronte a chi dovrebbe incutergli timore.
Saranno dei pazzi esaltati quelli che definiscono la gerarchia attuale vaticana come satanica ma ci sarebbe da cominciare a considerare l’ipotesi.
Ovviamente oggi dicono, in stile Papa-Papi, che il predicatore è stato Fra Inteso, che parlava a titolo personale, eccetera. Ma dico, non ti informi di cosa dirà un tuo dipendente, tra l’altro esperto di prediche televisive, durante i riti pasquali che andranno in tutte le case attraverso la TV?
Mancava solo questo. Di tirare per la giacchetta i fratelli maggiori in un frangente in cui la gerarchia cattolica ha solo da vergognarsi per come ha insabbiato per decenni la sofferenza di bambini e ragazzini innocenti. Di offendere Cristo cadavere mettendo l’orgoglio e la vanità della Chiesa di fronte alla sofferenza di quei piccoli.
Qui ci vuole il buon vecchio Ezechiele 25-17:
“Farò su di loro terribili vendette,
castighi furiosi,
e sapranno che io sono il Signore,
quando eseguirò su di loro la vendetta”.

Per una di quelle strane concomitanze che accadono per puro caso ma che sembrano disegnate da un destino beffardo, è accaduto che, mentre imperversava lo scandalo dei preti pedofili negli Stati Uniti e in Germania, con vampate sempre più vicine a lambire le sottane papali, venisse ritrovato il corpo di una ragazza scomparsa da diciassette anni, Elisa Claps. Dove? Nel sottotetto di una chiesa a Potenza.
Immaginate di trovare uno scheletro nella cantina nel vostro condominio, di informarne l’amministratore, il quale decida di lasciarlo lì per non compromettere il buon nome dei condomini. Allucinante, concordo.
Eppure questo episodio, ovvero l’occultamento del ritrovamento di un cadavere non deve meravigliare perchè è tipico della mentalità e delle regole di ingaggio stabilite dalle gerarchie cattoliche in caso di scandalo legato ad abusi sessuali. Una giovane morta in una chiesa, forse a seguito di un tentativo di stupro, una Maria Goretti insomma, non preoccupa per il fatto in sé, per l’orrore che provocano l’oltraggio e la morte violenta ma per lo scandalo che può derivarne.
La concomitanza, la sincronicità consiste nel fatto che la povera Elisa, infrangendo il mistero che circondava la sua sparizione, si è trovata ad incarnare suo malgrado la famosa metafora dello “scheletro nell’armadio”. Di scheletri stipati dei tabernacoli, del resto, lo sappiamo, la Chiesa ne ha una marea. Soprattutto nel campo degli abusi perpetrati su minori da parte di religiosi.
Anche lì, la regola di ingaggio, ormai è notorio, è insabbiare.
L’ho già spiegato altrove, la pedofilia è come la MAFIA. Si nutre avidamente di OMERTA’, prospera per colpa dell’OMERTA’. Come la mafia, utilizza a suo vantaggio dinamiche di solidarietà famigliare. Se il pedofilo agisce in famiglia, la famiglia sceglie di proteggere lui dallo scandalo, nascondendolo ed ignorando le urla di aiuto delle piccole vittime.
La pedofilia invece, come la mafia, si sconfigge parlandone, denunciando i pedofili, smascherandoli ed additandoli ai genitori dicendo: “Occhio, pericolo, non lasciate che i piccoli vadano a lui”.
La Chiesa che si fa famiglia mafiosa e non più casa di Cristo, invece di scegliere senza indugi di stare dalla parte delle vittime, contribuendo ad identificare, smascherandoli, i pedofili in tonaca per assicurarli alla giustizia ed evitare che colpiscano ancora, impone il silenzio, l’OMERTA’, il seppellimento dello scandalo sotto la coltre della connivenza. Non denunciano i pedofili alla polizia, li spostano in un’altra parrocchia, dove potranno inevitabilmente ricominciare a colpire nuova carne fresca ed inconsapevole.
Il bastardo nel manifesto, ad esempio, è Padre Murphy, che ha violentato più di 200 piccoli sordomuti. Una figura altrettanto spregevole di quella di John Wayne Gacy, ovvero di uno dei più spietati serial killers. Si, d’accordo, non li ha uccisi e seppelliti sotto lo scantinato, i suoi ragazzini, ma li ha massacrati nella psiche, il che rende il suo crimine ancora più tremendo perchè la pena di un abuso subìto nell’infanzia è qualcosa che non ti abbandonerà mai più.
Pensi di averlo superato ma qualcosa prima o poi ti riapre la ferita e ti rendi conto che sei segnato per sempre. La grande profonda tristezza interiore che accompagna l’esistenza della vittima della pedofilia, lasciatevelo dire da me, è la consapevolezza che la sua sofferenza spesso rischia di rimanere sepolta viva sotto l’omertà. Non ti credono, non ti ascoltano e poi come ti permetti di offuscare la memoria di un tuo parente? Se trovi il coraggio di denunciare ti cancellano, diventi come il pentito, l’infame, il collaboratore di giustizia, sei fuori dalla famiglia. Famiglia mafiosa di merda.
Ora, di cosa mai si accusa il papa tedesco, tanto da provocare lo sdegno di uno Schifani, ad esempio, che parla di “attacco al Santo Padre”? Lo si accusa di aver applicato ai massimi livelli gerarchici le regole di ingaggio. Quelle contenute, in specifico, nel famigerato Crimen Sollicitationis, il manuale di autodifesa del prete pedofilo, approvato da Oltretevere fin dal 1962, che impone il silenzio di fronte alla notizia criminis di un atto di molestia sessuale di un religioso nei confronti di un minore.
Invece di sbraitare a vanvera, si ragioni di questo che, in termini giuridici, si configura come favoreggiamento.
Invece, il morbo berlusconiano che avanza fa scrivere “l’Osservatore Romano” di complotti e, come Schifani, parla di “attacchi al Santo Padre”.
E’ come per le intercettazioni che smascherano la condotta illiberale e censoria del premier. La colpa non è di chi viene trovato a dire certe cose ma di colui che le ascolta. Si vorrebbe la libertà omertosa di poter delinquere per telefono senza rischio di essere beccati.
La colpa qui non è del New York Times che fa il suo mestiere di giornale pubblicando i dettagli di uno scandalo di proporzioni gigantesche che colpisce la Chiesa fin nei piani alti facendola tremare fin nelle fondamenta, ma di chi osa rompere il muro di omertà e scoprire, perdonate il gioco di parole, gli altarini.
Papi o Papa, a questo punto c’è poca differenza.

Chi spiattella i fatti privatissimi delle/degli ex è sempre mosso da rancore e, in questo caso particolare, magari da un desiderio inconscio di rubare la scena.
L’ex di Noemi, dopo l’intervista, si è subito beccato una sfilza di querele da personcine armate di avvocati taglienti come rasoi e quindi, a meno di non trovarci di fronte ad un incosciente, ad un amante degli sport estremi o ad una specie di kamikaze proletario lanciato a bomba contro l’ingiustizia, qualcosa di vero ci deve essere nella sua storia. Se non altro il dispiacere di essere stato nascosto sotto il tappeto come un mucchietto di monnezza, o presentato come innocuo “cugino”, appena la rampantissima fidanzatina, sedotta dalla gabbia dorata e dalle collanine di brillantini, ha annusato il profumo dei soldi, del successo e di un mondo quasi irreale attraverso questa “amicizia” con il presidente del consiglio.
Povero ragazzo, lo capisco. Chiamare “cugino” uno che fino a cinque minuti prima era il tuo “porcellino” sulla letterina d’amore è un atteggiamento da puttanella, non da “pura siccome un angelo”. Poi puoi essere pure vergine (attenti padri a giurare sull’illibatezza delle figlie che di illibatezze ve ne sono di molte specie) ma puttanella rimani.
Gino racconta. Oltre alle famose feste e cene di rappresentanza delle quali abbiamo già saputo e visto, alle quali Noemi (minorenne) risulta presente non si sa bene in veste di che cosa, e noi speriamo veronicamente “perchè era sua figlia”, lui parla dell’invito per una vacanza in Sardegna nella villa del premier, assieme ad altre trenta, quaranta ragazze. Senza cugino, ovviamente.
Niente di nuovo. C’è, in quell’invito, tutta la mentalità da harem miliardario di Hugh Hefner e dell’allevamento intensivo di conigliette di Playboy ma c’è anche, vista la minore età dimostrata di almeno una delle partecipanti, l’ombra inquietante di Jacko e di Neverland. Sembra di vederle, le ninfette sculettanti per i giardini. Spettacolo compassionevole per satiri ormai solo necessariamente contemplativi o qualcos’altro? Dispiace dover pensar male, ma quando un adulto invita dei minori in una specie di paese dei balocchi, Jacko insegna, qualche dubbio viene.
L’offerta di “vergini al drago”, concetto espresso da Veronica Lario, è insinuazione troppo inquietante per essere lasciata cadere come semplice battuta. Di che tipo di offerta si tratta? L’interessato, ovverosia il drago, lo spieghi.
Forse, senza pensare a maialate da satrapi orientali, si vuole solo sottolineare il potere di seduzione e corruzione che un mondo così “meravigliosamente corrompente” ha sulle menti di ragazzine cresciute a pane e Beautiful. Il primo effetto tangibile è come viene immediatamente rinnegato il semplice figlio del popolo che ci veniva fidanzatino. Da quello a darla solo a penemuniti ad alto reddito e dietro lauto compenso, il passo è breve.
Ci si dimentica, e torniamo alle offerte da devolvere al drago, che l’uomo potente di denaro offre il successo ma, fin dai tempi del sofà del produttore, pretende anche una contropartita. Per qualche pervertito potrebbe bastare avere la casa piena di vocianti fanciulle senza alcun baccanale a seguire ma in ogni caso è meglio appurare.
E’ vero che Berlusconi faceva telefonate personali ad una minorenne dopo averne sfogliato il book fotografico? Se erano complimenti innocenti ad un’amica di famiglia in cerca di successo, non vi sarebbe stato niente di male. Perchè allora tutta quella reticenza sulle origine della conoscenza con i Letizia, per non parlare delle bugie?
La cosa migliore che può fare Berlusconi è allontanare con forza il sospetto ed il dubbio che si tratti di qualcosa d’altro, di un fuoco dei suoi lombi, per intenderci. Le alternative sono poche: o è una parente, o una conoscente oppure un interesse sessuale.
Se è sua figlia o nipote, cioè figlia di una figlia naturale (come altrettanto possibile), che lo dica. Ammettere che la pulzella è di sangue reale toglierebbe un bel po’ di argomenti ai detrattori del re. Ammettere la parentela con la ragazzina sarebbe fonte di ulteriori attriti famigliari e di problemi di ordine tecnico ereditario e dinastico, ma fugherebbe il più infamante dei sospetti. Magari con un bell’esame del DNA a reti unificate a chiudere tutte le malelingue dentro le rispettive boccacce.
Dire la verità qualunque essa sia, soprattutto se si tratta di parentela o conoscenza, è necessario, perchè purtroppo, e può confermarlo chiunque ne abbia fatto la triste esperienza, anche i pedofili quando vogliono agganciare la preda ti dicono che sei stupenda, così innocente e viso d’angelo. E’ ovvio, altrimenti che gusto c’è a spezzare le ali a chi non le ha?
Quando ero ragazzina, quattordici o quindici anni, per il solo fatto di aver pubblicato un annuncio per la ricerca di amici di penna su una rivista femminile (allora Internet era ancora una roba militare), fui tampinata da un tizio che, oltre alle lettere ed ai mazzi di fiori, voleva a tutti i costi conoscermi di persona, perchè ero speciale, un angelo e via dicendo.
Quando qualcuno parla di malattia, ricordo che spesso il pedofilo non si rende conto di essere nel torto. Per lui è, tra virgolette, normale corteggiare minorenni. E’ una persona che non sta bene, in un certo senso.
Ripensando a questo episodio lontano ma ancora inquietante mi rendo conto di quanto sia sacrosanta la lotta alla pedofilia che su Internet trova prede ancora più disponibili ed abbondanti di una volta.
Per questo motivo, mi meraviglia che il partito dove milita l’onorevole Carlucci, quella che augura ai figli degli oppositori politici l’incontro con un pedofilo, non si alzi in piedi come un sol uomo per chiedere a gran voce al suo re di parlare chiaro e fugare i dubbi che per prima ha insinuato una donna che lo conosce molto bene da trent’anni.
Non abbiamo bisogno di zelanti papiboys negatori della realtà come Carlo Rossella che dice, senza vergognarsene, e prendendoci per il culo: “Non userei la parola minorenne a vanvera. E’ un termine vecchio, semmai direi che la ragazza di cui si sparla aveva meno di 18 anni…”
Sapere se per caso a Berlusconi piacciono le ragazzine non è una questione da poco, come sottolinea anche la “stampa disonesta” straniera, preoccupata anche delle sue tendenze dispotiche.
Dietro ai meccanismi di fascinazione che dominatori e dittatori esercitano sulle folle vi sono schemi che sono molto simili a quelli della seduzione pedofila, la quale utilizza l’adulazione, la promessa e l’ottenimento della fiducia da parte della vittima attraverso la promessa di qualcosa.
Una volta ottenuto il suo scopo, il dittatore non ha più bisogno del consenso del popolo, lo tiene soggiogato con il terrore, esattamente come fa il pedofilo con il bambino abusato. Ogni popolo caduto nelle grinfie di un dittatore ne è stato prima sedotto.
L’omino di burro di Pinocchio, ritratto da manuale di pedofilo, promette ai bambini che rapisce e trasforma in somari, metafora della vergogna dell’abusato, un mondo meraviglioso, fatto di giochi, ozio, zucchero filato e soprattutto assenza di responsabilità.
Non ricorda il politico che chiede carta bianca per il ghe pensi mi agli elettori stanchi di politica ed in cambio promette il benessere, la felicità e la ricchezza senza fatica, basta solo agitargli bene l’entusiasmo?
Siamo già un popolo di somari, non abbiamo bisogno di politici di burro.

Chi spiattella i fatti privatissimi delle/degli ex è sempre mosso da rancore e, in questo caso particolare, magari da un desiderio inconscio di rubare la scena.
L’ex di Noemi, dopo l’intervista, si è subito beccato una sfilza di querele da personcine armate di avvocati taglienti come rasoi e quindi, a meno di non trovarci di fronte ad un incosciente, ad un amante degli sport estremi o ad una specie di kamikaze proletario lanciato a bomba contro l’ingiustizia, qualcosa di vero ci deve essere nella sua storia. Se non altro il dispiacere di essere stato nascosto sotto il tappeto come un mucchietto di monnezza, o presentato come innocuo “cugino”, appena la rampantissima fidanzatina, sedotta dalla gabbia dorata e dalle collanine di brillantini, ha annusato il profumo dei soldi, del successo e di un mondo quasi irreale attraverso questa “amicizia” con il presidente del consiglio.
Povero ragazzo, lo capisco. Chiamare “cugino” uno che fino a cinque minuti prima era il tuo “porcellino” sulla letterina d’amore è un atteggiamento da puttanella, non da “pura siccome un angelo”. Poi puoi essere pure vergine (attenti padri a giurare sull’illibatezza delle figlie che di illibatezze ve ne sono di molte specie) ma puttanella rimani.
Gino racconta. Oltre alle famose feste e cene di rappresentanza delle quali abbiamo già saputo e visto, alle quali Noemi (minorenne) risulta presente non si sa bene in veste di che cosa, e noi speriamo veronicamente “perchè era sua figlia”, lui parla dell’invito per una vacanza in Sardegna nella villa del premier, assieme ad altre trenta, quaranta ragazze. Senza cugino, ovviamente.
Niente di nuovo. C’è, in quell’invito, tutta la mentalità da harem miliardario di Hugh Hefner e dell’allevamento intensivo di conigliette di Playboy ma c’è anche, vista la minore età dimostrata di almeno una delle partecipanti, l’ombra inquietante di Jacko e di Neverland. Sembra di vederle, le ninfette sculettanti per i giardini. Spettacolo compassionevole per satiri ormai solo necessariamente contemplativi o qualcos’altro? Dispiace dover pensar male, ma quando un adulto invita dei minori in una specie di paese dei balocchi, Jacko insegna, qualche dubbio viene.
L’offerta di “vergini al drago”, concetto espresso da Veronica Lario, è insinuazione troppo inquietante per essere lasciata cadere come semplice battuta. Di che tipo di offerta si tratta? L’interessato, ovverosia il drago, lo spieghi.
Forse, senza pensare a maialate da satrapi orientali, si vuole solo sottolineare il potere di seduzione e corruzione che un mondo così “meravigliosamente corrompente” ha sulle menti di ragazzine cresciute a pane e Beautiful. Il primo effetto tangibile è come viene immediatamente rinnegato il semplice figlio del popolo che ci veniva fidanzatino. Da quello a darla solo a penemuniti ad alto reddito e dietro lauto compenso, il passo è breve.
Ci si dimentica, e torniamo alle offerte da devolvere al drago, che l’uomo potente di denaro offre il successo ma, fin dai tempi del sofà del produttore, pretende anche una contropartita. Per qualche pervertito potrebbe bastare avere la casa piena di vocianti fanciulle senza alcun baccanale a seguire ma in ogni caso è meglio appurare.
E’ vero che Berlusconi faceva telefonate personali ad una minorenne dopo averne sfogliato il book fotografico? Se erano complimenti innocenti ad un’amica di famiglia in cerca di successo, non vi sarebbe stato niente di male. Perchè allora tutta quella reticenza sulle origine della conoscenza con i Letizia, per non parlare delle bugie?
La cosa migliore che può fare Berlusconi è allontanare con forza il sospetto ed il dubbio che si tratti di qualcosa d’altro, di un fuoco dei suoi lombi, per intenderci. Le alternative sono poche: o è una parente, o una conoscente oppure un interesse sessuale.
Se è sua figlia o nipote, cioè figlia di una figlia naturale (come altrettanto possibile), che lo dica. Ammettere che la pulzella è di sangue reale toglierebbe un bel po’ di argomenti ai detrattori del re. Ammettere la parentela con la ragazzina sarebbe fonte di ulteriori attriti famigliari e di problemi di ordine tecnico ereditario e dinastico, ma fugherebbe il più infamante dei sospetti. Magari con un bell’esame del DNA a reti unificate a chiudere tutte le malelingue dentro le rispettive boccacce.
Dire la verità qualunque essa sia, soprattutto se si tratta di parentela o conoscenza, è necessario, perchè purtroppo, e può confermarlo chiunque ne abbia fatto la triste esperienza, anche i pedofili quando vogliono agganciare la preda ti dicono che sei stupenda, così innocente e viso d’angelo. E’ ovvio, altrimenti che gusto c’è a spezzare le ali a chi non le ha?
Quando ero ragazzina, quattordici o quindici anni, per il solo fatto di aver pubblicato un annuncio per la ricerca di amici di penna su una rivista femminile (allora Internet era ancora una roba militare), fui tampinata da un tizio che, oltre alle lettere ed ai mazzi di fiori, voleva a tutti i costi conoscermi di persona, perchè ero speciale, un angelo e via dicendo.
Quando qualcuno parla di malattia, ricordo che spesso il pedofilo non si rende conto di essere nel torto. Per lui è, tra virgolette, normale corteggiare minorenni. E’ una persona che non sta bene, in un certo senso.
Ripensando a questo episodio lontano ma ancora inquietante mi rendo conto di quanto sia sacrosanta la lotta alla pedofilia che su Internet trova prede ancora più disponibili ed abbondanti di una volta.
Per questo motivo, mi meraviglia che il partito dove milita l’onorevole Carlucci, quella che augura ai figli degli oppositori politici l’incontro con un pedofilo, non si alzi in piedi come un sol uomo per chiedere a gran voce al suo re di parlare chiaro e fugare i dubbi che per prima ha insinuato una donna che lo conosce molto bene da trent’anni.
Non abbiamo bisogno di zelanti papiboys negatori della realtà come Carlo Rossella che dice, senza vergognarsene, e prendendoci per il culo: “Non userei la parola minorenne a vanvera. E’ un termine vecchio, semmai direi che la ragazza di cui si sparla aveva meno di 18 anni…”
Sapere se per caso a Berlusconi piacciono le ragazzine non è una questione da poco, come sottolinea anche la “stampa disonesta” straniera, preoccupata anche delle sue tendenze dispotiche.
Dietro ai meccanismi di fascinazione che dominatori e dittatori esercitano sulle folle vi sono schemi che sono molto simili a quelli della seduzione pedofila, la quale utilizza l’adulazione, la promessa e l’ottenimento della fiducia da parte della vittima attraverso la promessa di qualcosa.
Una volta ottenuto il suo scopo, il dittatore non ha più bisogno del consenso del popolo, lo tiene soggiogato con il terrore, esattamente come fa il pedofilo con il bambino abusato. Ogni popolo caduto nelle grinfie di un dittatore ne è stato prima sedotto.
L’omino di burro di Pinocchio, ritratto da manuale di pedofilo, promette ai bambini che rapisce e trasforma in somari, metafora della vergogna dell’abusato, un mondo meraviglioso, fatto di giochi, ozio, zucchero filato e soprattutto assenza di responsabilità.
Non ricorda il politico che chiede carta bianca per il ghe pensi mi agli elettori stanchi di politica ed in cambio promette il benessere, la felicità e la ricchezza senza fatica, basta solo agitargli bene l’entusiasmo?
Siamo già un popolo di somari, non abbiamo bisogno di politici di burro.

Chi spiattella i fatti privatissimi delle/degli ex è sempre mosso da rancore e, in questo caso particolare, magari da un desiderio inconscio di rubare la scena.
L’ex di Noemi, dopo l’intervista, si è subito beccato una sfilza di querele da personcine armate di avvocati taglienti come rasoi e quindi, a meno di non trovarci di fronte ad un incosciente, ad un amante degli sport estremi o ad una specie di kamikaze proletario lanciato a bomba contro l’ingiustizia, qualcosa di vero ci deve essere nella sua storia. Se non altro il dispiacere di essere stato nascosto sotto il tappeto come un mucchietto di monnezza, o presentato come innocuo “cugino”, appena la rampantissima fidanzatina, sedotta dalla gabbia dorata e dalle collanine di brillantini, ha annusato il profumo dei soldi, del successo e di un mondo quasi irreale attraverso questa “amicizia” con il presidente del consiglio.
Povero ragazzo, lo capisco. Chiamare “cugino” uno che fino a cinque minuti prima era il tuo “porcellino” sulla letterina d’amore è un atteggiamento da puttanella, non da “pura siccome un angelo”. Poi puoi essere pure vergine (attenti padri a giurare sull’illibatezza delle figlie che di illibatezze ve ne sono di molte specie) ma puttanella rimani.
Gino racconta. Oltre alle famose feste e cene di rappresentanza delle quali abbiamo già saputo e visto, alle quali Noemi (minorenne) risulta presente non si sa bene in veste di che cosa, e noi speriamo veronicamente “perchè era sua figlia”, lui parla dell’invito per una vacanza in Sardegna nella villa del premier, assieme ad altre trenta, quaranta ragazze. Senza cugino, ovviamente.
Niente di nuovo. C’è, in quell’invito, tutta la mentalità da harem miliardario di Hugh Hefner e dell’allevamento intensivo di conigliette di Playboy ma c’è anche, vista la minore età dimostrata di almeno una delle partecipanti, l’ombra inquietante di Jacko e di Neverland. Sembra di vederle, le ninfette sculettanti per i giardini. Spettacolo compassionevole per satiri ormai solo necessariamente contemplativi o qualcos’altro? Dispiace dover pensar male, ma quando un adulto invita dei minori in una specie di paese dei balocchi, Jacko insegna, qualche dubbio viene.
L’offerta di “vergini al drago”, concetto espresso da Veronica Lario, è insinuazione troppo inquietante per essere lasciata cadere come semplice battuta. Di che tipo di offerta si tratta? L’interessato, ovverosia il drago, lo spieghi.
Forse, senza pensare a maialate da satrapi orientali, si vuole solo sottolineare il potere di seduzione e corruzione che un mondo così “meravigliosamente corrompente” ha sulle menti di ragazzine cresciute a pane e Beautiful. Il primo effetto tangibile è come viene immediatamente rinnegato il semplice figlio del popolo che ci veniva fidanzatino. Da quello a darla solo a penemuniti ad alto reddito e dietro lauto compenso, il passo è breve.
Ci si dimentica, e torniamo alle offerte da devolvere al drago, che l’uomo potente di denaro offre il successo ma, fin dai tempi del sofà del produttore, pretende anche una contropartita. Per qualche pervertito potrebbe bastare avere la casa piena di vocianti fanciulle senza alcun baccanale a seguire ma in ogni caso è meglio appurare.
E’ vero che Berlusconi faceva telefonate personali ad una minorenne dopo averne sfogliato il book fotografico? Se erano complimenti innocenti ad un’amica di famiglia in cerca di successo, non vi sarebbe stato niente di male. Perchè allora tutta quella reticenza sulle origine della conoscenza con i Letizia, per non parlare delle bugie?
La cosa migliore che può fare Berlusconi è allontanare con forza il sospetto ed il dubbio che si tratti di qualcosa d’altro, di un fuoco dei suoi lombi, per intenderci. Le alternative sono poche: o è una parente, o una conoscente oppure un interesse sessuale.
Se è sua figlia o nipote, cioè figlia di una figlia naturale (come altrettanto possibile), che lo dica. Ammettere che la pulzella è di sangue reale toglierebbe un bel po’ di argomenti ai detrattori del re. Ammettere la parentela con la ragazzina sarebbe fonte di ulteriori attriti famigliari e di problemi di ordine tecnico ereditario e dinastico, ma fugherebbe il più infamante dei sospetti. Magari con un bell’esame del DNA a reti unificate a chiudere tutte le malelingue dentro le rispettive boccacce.
Dire la verità qualunque essa sia, soprattutto se si tratta di parentela o conoscenza, è necessario, perchè purtroppo, e può confermarlo chiunque ne abbia fatto la triste esperienza, anche i pedofili quando vogliono agganciare la preda ti dicono che sei stupenda, così innocente e viso d’angelo. E’ ovvio, altrimenti che gusto c’è a spezzare le ali a chi non le ha?
Quando ero ragazzina, quattordici o quindici anni, per il solo fatto di aver pubblicato un annuncio per la ricerca di amici di penna su una rivista femminile (allora Internet era ancora una roba militare), fui tampinata da un tizio che, oltre alle lettere ed ai mazzi di fiori, voleva a tutti i costi conoscermi di persona, perchè ero speciale, un angelo e via dicendo.
Quando qualcuno parla di malattia, ricordo che spesso il pedofilo non si rende conto di essere nel torto. Per lui è, tra virgolette, normale corteggiare minorenni. E’ una persona che non sta bene, in un certo senso.
Ripensando a questo episodio lontano ma ancora inquietante mi rendo conto di quanto sia sacrosanta la lotta alla pedofilia che su Internet trova prede ancora più disponibili ed abbondanti di una volta.
Per questo motivo, mi meraviglia che il partito dove milita l’onorevole Carlucci, quella che augura ai figli degli oppositori politici l’incontro con un pedofilo, non si alzi in piedi come un sol uomo per chiedere a gran voce al suo re di parlare chiaro e fugare i dubbi che per prima ha insinuato una donna che lo conosce molto bene da trent’anni.
Non abbiamo bisogno di zelanti papiboys negatori della realtà come Carlo Rossella che dice, senza vergognarsene, e prendendoci per il culo: “Non userei la parola minorenne a vanvera. E’ un termine vecchio, semmai direi che la ragazza di cui si sparla aveva meno di 18 anni…”
Sapere se per caso a Berlusconi piacciono le ragazzine non è una questione da poco, come sottolinea anche la “stampa disonesta” straniera, preoccupata anche delle sue tendenze dispotiche.
Dietro ai meccanismi di fascinazione che dominatori e dittatori esercitano sulle folle vi sono schemi che sono molto simili a quelli della seduzione pedofila, la quale utilizza l’adulazione, la promessa e l’ottenimento della fiducia da parte della vittima attraverso la promessa di qualcosa.
Una volta ottenuto il suo scopo, il dittatore non ha più bisogno del consenso del popolo, lo tiene soggiogato con il terrore, esattamente come fa il pedofilo con il bambino abusato. Ogni popolo caduto nelle grinfie di un dittatore ne è stato prima sedotto.
L’omino di burro di Pinocchio, ritratto da manuale di pedofilo, promette ai bambini che rapisce e trasforma in somari, metafora della vergogna dell’abusato, un mondo meraviglioso, fatto di giochi, ozio, zucchero filato e soprattutto assenza di responsabilità.
Non ricorda il politico che chiede carta bianca per il ghe pensi mi agli elettori stanchi di politica ed in cambio promette il benessere, la felicità e la ricchezza senza fatica, basta solo agitargli bene l’entusiasmo?
Siamo già un popolo di somari, non abbiamo bisogno di politici di burro.