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La motivazione addotta dalla ministra per il grande ritorno del 1° Ottobre è surreale, “perchè ne beneficierebbe il turismo”, ma bisogna capire che è l’unica che poteva venire in mente a Maria Stella, giovane vecchia nata nel 1973 ma con la convinzione di vivere ai tempi del libro “Cuore”.
Ora, notoriamente gli alberghi straboccano di prenotazioni nella seconda quindicina di settembre, come no? Una stagione nella quale, quando non piove, se vuoi andare in spiaggia ci devi andare con il piumone e in montagna girano già i cani da slitta.
Si ma c’è il turismo delle città d’arte e quello nel caldo Sud dove è (quasi) sempre estate. Non può essere questa la motivazione, dato che quello è un turismo che si spalma su tutto l’anno e non si concentra necessariamente d’estate.
Quindi? Gli scolaretti lavorano per caso nelle cucine degli hotel e fanno la stagione estiva come bagnini e camerieri per cui è necessaria la loro presenza nel settore turistico fino all’ultimo giorno?
Forse lo faremmo per i turisti stranieri? No problem, alla metà di settembre rivarcano il Brennero perchè hanno i figli da mandare a scuola. Loro.
Ci sono, Maria Stella pensa che i bambini restino in vacanza con i loro genitori fino al 30 di settembre come una volta.
Capirai, causa ristrettezze, le famiglie non riescono nemmeno a farsi più una settimana intera al mare o in montagna ma solo qualche mordi e fuggi nei weekend e lei pensa di vivere ancora ai tempi della quindicina abbondante alla Pensione Miramare a Rimini. Marito in città e moglie e figli in vacanza. Agosto, moglie mia non ti conosco. Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare. Il Boom economico.
“Perchè ne beneficierebbe il turismo”. Mi sono stufata. Chi scopre quale sarebbe questo fantomatico beneficio per il turismo, vince un prezioso e originale salvadanaio in acciaio zaponato marcato “Cassa di Risparmio” risalente ai tempi dei Remigini, contenente una cinquecento lire d’argento. Roba da far fare i goccioloni di nostalgia alla ministra.
La mia amica Galatea, commentando il viaggio nel tempo della Gelmini con San Remigio come Virgilio, propone, già che ci siamo, di abolire del tutto la scuola. Tanto oramai una nazione di acculturati non serve più a nessuno.
Sono d’accordo. In ossequio anche al “Programma di Rinascita Nazionale” che prevede l’abolizione del titolo di studio, Angelino e Maria Stella potrebbero cucinarci al wok un bel condono educativo con promozione assicurata per tutti già all’atto della nascita e, per svogliati, ripetenti e zucconi, un bel “Lodo Somaro” che elimini quell’odiosa diseguaglianza tra studiosi e non.
Prima di autocertificarci tutti analfabeti di ritorno, alla faccia della Montessori, di Don Milani, del maestro Manzi, della Riforma Berlinguer e di tutti i disperati tentativi di disincrostare la tenace ignoranza italica e prima di eliminare la “Squola” con una bella carica di C-4 ideologico, propongo di nominare Ministro, al posto della fallimentare Gelmini, l’unico veramente competente in materia: Renzo Bossi.

Se poco fa avete sentito rompersi i vetri di casa vostra, sappiate che sono stati i nasi cresciuti spropositatamente dei cronisti che hanno raccontato le manifestazioni e gli scontri, tanti Pinocchi che dovevano inculcare in noi l’idea che si fosse trattato di un cavalleresco duello tra una non meglio identificata “destra” (non chiamiamoli fascisti, per carità) ed un’altrettanta generica sinistra (rappresentata, secondo i Pinocchi, solo dai centri sociali). Una singolar tenzone la cui morale, una volta medicate le teste, deve essere: “non si protesta, né da destra né da sinistra”.
Come racconta invece, da testimone, Curzio Maltese, oltre ai manifestanti di vario colore, si sono rivisti i cari vecchi provocatori che arrivano con le mazze e le spranghe, agiscono, picchiano, con gli agenti che assistono incomprensibilmente immobili e poi se ne vanno da dove sono venuti.
Forse trattavasi di quei provocatori pronti a tutto da infiltrare nel movimento di cui parlava profeticamente Cossiga nei giorni scorsi?
Con un insight da vero Nostradamus, il paragnosta l’aveva previsto e sono arrivati i provocatori e le botte.
Parlando delle minacce di usare la forza pubblica contro i manifestanti, Cossiga dice:
“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni.
In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…”
Gli universitari, invece? (Chiede il giornalista)
“Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».
Per fortuna nessun ragazzino morto. Già. Solo un Pinocchio spiaccicato per terra, simbolo casuale ma straordinariamente significativo di quello che l’Italia in questo momento non vuole: la ribellione.
Di Pinocchio ci vanno bene le bugie, siamo governati dai Pinocchi e da stuoli di Gatti e Volpi, ma non accettiamo più la sua indole anarchica, il suo rompere gli schemi. Il suo dire “NO”.
Questo Pinocchio gigante non portava il passamontagna e chissà se veramente “serviva per picchiare” come ha titolato (sotto mescalina) la Repubblica, ma se rimaneva a casa sua forse era meglio. Ecco cosa succede ai Pinocchi quando non vogliono andare a scuola e disobbediscono ai babbi. I Pinocchi per bene non scendono in piazza, dicono solo le bugie e per questo fanno carriera fino ai massimi livelli.

Se poco fa avete sentito rompersi i vetri di casa vostra, sappiate che sono stati i nasi cresciuti spropositatamente dei cronisti che hanno raccontato le manifestazioni e gli scontri, tanti Pinocchi che dovevano inculcare in noi l’idea che si fosse trattato di un cavalleresco duello tra una non meglio identificata “destra” (non chiamiamoli fascisti, per carità) ed un’altrettanta generica sinistra (rappresentata, secondo i Pinocchi, solo dai centri sociali). Una singolar tenzone la cui morale, una volta medicate le teste, deve essere: “non si protesta, né da destra né da sinistra”.
Come racconta invece, da testimone, Curzio Maltese, oltre ai manifestanti di vario colore, si sono rivisti i cari vecchi provocatori che arrivano con le mazze e le spranghe, agiscono, picchiano, con gli agenti che assistono incomprensibilmente immobili e poi se ne vanno da dove sono venuti.
Forse trattavasi di quei provocatori pronti a tutto da infiltrare nel movimento di cui parlava profeticamente Cossiga nei giorni scorsi?
Con un insight da vero Nostradamus, il paragnosta l’aveva previsto e sono arrivati i provocatori e le botte.
Parlando delle minacce di usare la forza pubblica contro i manifestanti, Cossiga dice:
“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni.
In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…”
Gli universitari, invece? (Chiede il giornalista)
“Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».
Per fortuna nessun ragazzino morto. Già. Solo un Pinocchio spiaccicato per terra, simbolo casuale ma straordinariamente significativo di quello che l’Italia in questo momento non vuole: la ribellione.
Di Pinocchio ci vanno bene le bugie, siamo governati dai Pinocchi e da stuoli di Gatti e Volpi, ma non accettiamo più la sua indole anarchica, il suo rompere gli schemi. Il suo dire “NO”.
Questo Pinocchio gigante non portava il passamontagna e chissà se veramente “serviva per picchiare” come ha titolato (sotto mescalina) la Repubblica, ma se rimaneva a casa sua forse era meglio. Ecco cosa succede ai Pinocchi quando non vogliono andare a scuola e disobbediscono ai babbi. I Pinocchi per bene non scendono in piazza, dicono solo le bugie e per questo fanno carriera fino ai massimi livelli.

Se poco fa avete sentito rompersi i vetri di casa vostra, sappiate che sono stati i nasi cresciuti spropositatamente dei cronisti che hanno raccontato le manifestazioni e gli scontri, tanti Pinocchi che dovevano inculcare in noi l’idea che si fosse trattato di un cavalleresco duello tra una non meglio identificata “destra” (non chiamiamoli fascisti, per carità) ed un’altrettanta generica sinistra (rappresentata, secondo i Pinocchi, solo dai centri sociali). Una singolar tenzone la cui morale, una volta medicate le teste, deve essere: “non si protesta, né da destra né da sinistra”.
Come racconta invece, da testimone, Curzio Maltese, oltre ai manifestanti di vario colore, si sono rivisti i cari vecchi provocatori che arrivano con le mazze e le spranghe, agiscono, picchiano, con gli agenti che assistono incomprensibilmente immobili e poi se ne vanno da dove sono venuti.
Forse trattavasi di quei provocatori pronti a tutto da infiltrare nel movimento di cui parlava profeticamente Cossiga nei giorni scorsi?
Con un insight da vero Nostradamus, il paragnosta l’aveva previsto e sono arrivati i provocatori e le botte.
Parlando delle minacce di usare la forza pubblica contro i manifestanti, Cossiga dice:
“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni.
In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…”
Gli universitari, invece? (Chiede il giornalista)
“Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».
Per fortuna nessun ragazzino morto. Già. Solo un Pinocchio spiaccicato per terra, simbolo casuale ma straordinariamente significativo di quello che l’Italia in questo momento non vuole: la ribellione.
Di Pinocchio ci vanno bene le bugie, siamo governati dai Pinocchi e da stuoli di Gatti e Volpi, ma non accettiamo più la sua indole anarchica, il suo rompere gli schemi. Il suo dire “NO”.
Questo Pinocchio gigante non portava il passamontagna e chissà se veramente “serviva per picchiare” come ha titolato (sotto mescalina) la Repubblica, ma se rimaneva a casa sua forse era meglio. Ecco cosa succede ai Pinocchi quando non vogliono andare a scuola e disobbediscono ai babbi. I Pinocchi per bene non scendono in piazza, dicono solo le bugie e per questo fanno carriera fino ai massimi livelli.

non so piu quel che dico
e quel che faccio!”
(“Pagliacci”, R. Leoncavallo)
“Tenuto presente che siamo prossimi al mese di novembre, tipicamente a rischio acting-out per il paziente psichiatrico e che trattasi di soggetti anziani, indicare la causa più probabile della sintomatologia delirante presentata nei seguenti casi clinici”.
Caso 1. Il paziente SB vuole la polizia nelle scuole ma anche no.
a) soffre del disturbo di scissione schizo-divisionista di Walter-Veltrony;
b) soffre di amnesia anterograda (è incapace di formare nuovi ricordi), sintomo post-ischemico o degenerativo demenziale;
c) è solo un bugiardo.
Caso 2. Il paziente FC manifesta il desiderio di nuocere agli studenti e vorrebbe sentire il suono delle sirene delle ambulanze la mattina presto.
a) si è confuso, voleva dire “l’odore del napalm”, delirio cinematografico;
b) è il solito messaggio in codice;
c) si consiglia il trattamento sanitario obbligatorio.

non so piu quel che dico
e quel che faccio!”
(“Pagliacci”, R. Leoncavallo)
“Tenuto presente che siamo prossimi al mese di novembre, tipicamente a rischio acting-out per il paziente psichiatrico e che trattasi di soggetti anziani, indicare la causa più probabile della sintomatologia delirante presentata nei seguenti casi clinici”.
Caso 1. Il paziente SB vuole la polizia nelle scuole ma anche no.
a) soffre del disturbo di scissione schizo-divisionista di Walter-Veltrony;
b) soffre di amnesia anterograda (è incapace di formare nuovi ricordi), sintomo post-ischemico o degenerativo demenziale;
c) è solo un bugiardo.
Caso 2. Il paziente FC manifesta il desiderio di nuocere agli studenti e vorrebbe sentire il suono delle sirene delle ambulanze la mattina presto.
a) si è confuso, voleva dire “l’odore del napalm”, delirio cinematografico;
b) è il solito messaggio in codice;
c) si consiglia il trattamento sanitario obbligatorio.

non so piu quel che dico
e quel che faccio!”
(“Pagliacci”, R. Leoncavallo)
“Tenuto presente che siamo prossimi al mese di novembre, tipicamente a rischio acting-out per il paziente psichiatrico e che trattasi di soggetti anziani, indicare la causa più probabile della sintomatologia delirante presentata nei seguenti casi clinici”.
Caso 1. Il paziente SB vuole la polizia nelle scuole ma anche no.
a) soffre del disturbo di scissione schizo-divisionista di Walter-Veltrony;
b) soffre di amnesia anterograda (è incapace di formare nuovi ricordi), sintomo post-ischemico o degenerativo demenziale;
c) è solo un bugiardo.
Caso 2. Il paziente FC manifesta il desiderio di nuocere agli studenti e vorrebbe sentire il suono delle sirene delle ambulanze la mattina presto.
a) si è confuso, voleva dire “l’odore del napalm”, delirio cinematografico;
b) è il solito messaggio in codice;
c) si consiglia il trattamento sanitario obbligatorio.

Il fatto è che contestare lui e le sue pensate geniali non è permesso. Lui, il ducetto, e soprattutto il suo ego, non lo sopportano.
Così mette le mani avanti in caso qualcun’altro, magari non da sinistra, volesse unirsi alla protesta di docenti, genitori e studenti contro il decreto Gelmini. Come a Genova dove bastonarono con altrettanto zelo zecche comuniste, pacifisti e cattolici.
Perchè il ducetto, adesso come allora, non si contesta e perchè, per la sua forma mentis paleocalcistica, chi non salta comunista è.